Donne e ruoli di vertice: luci e ombre dal sistema finanziario
Tante volte abbiamo richiamato l'attenzione sul fatto che un buon livello di cultura finanziaria può favorire, in particolare per le donne, una condizione di emancipazione personale, indipendenza economica e maggiore partecipazione al mondo del lavoro. Ne abbiamo recentemente parlato anche rispetto alle opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Per questi motivi, mettiamo a disposizione programmi di educazione finanziari dedicati proprio alle donne.
Ritorniamo sull'argomento perché un recente studio pone l'Italia al primo posto per numero di donne nei consigli di amministrazione delle società finanziarie europee di maggiori dimensioni. Lo European financial service boardroom monitor della società di consulenza Ernst & Young evidenzia infatti che in Italia siamo quasi alla metà di componenti femminili nei consigli di amministrazione (47%), contro il 44% della Francia, il 39% del Regno Unito e il 25% della Germania. E l'alta dirigenza è sempre più al femminile anche negli altri settori: l'ultimo Rapporto Consob sulla corporate governance registra una quota media di amministratrici delle società quotate del 41%.
Certamente una buona spinta al progressivo raggiungimento di questi risultati - importanti ma non ancora un punto di arrivo - è venuta dalla Legge Golfo-Mosca, che obbliga le società quotate a nominare una "quota rosa" di almeno due quinti degli amministratori.
Il risultato raggiunto, dicevamo, è senza dubbio rilevante, ma non mancano le ombre: se l'uguaglianza di genere sta facendo passi avanti nella composizione dei consigli di amministrazione, questo non avviene per il ruolo di amministratore delegato (il capo azienda, quello che in inglese chiamiamo CEO, Chief Executive Officer) dove lo stesso lusinghiero studio della Consob riporta che solo 16 società quotate su 407 hanno una donna-CEO. La poltrona di presidente, invece, è occupata da una donna solo in 30 casi. Questo significa che la maggior parte delle donne ricopre nei Consigli di Amministrazione il ruolo di amministratore indipendente, e non un ruolo di vertice esecutivo.
Considerando poi tutte le banche italiane, e non solo quelle quotate, scopriamo una realtà meno rosea (è proprio il caso di dirlo!). Se il divario tra i dipendenti uomini e le dipendenti donne è ormai quasi azzerato (4% contro il 38% di solo dieci anni fa), le donne sono ancora poco rappresentate nelle cariche funzionali e manageriali (circa una su tre è quadro direttivo e la percentuale scende a una su sei nella dirigenza). Dunque ancora una grande difficoltà nel far carriera laddove non sia presente un obbligo di legge, e su questo è opportuno attendersi dei passi avanti: è infatti ormai appurato che la diversità - di genere, ma anche di età e di esperienze professionali - sia un valore imprescindibile per il buon andamento di tutte le organizzazioni.