I soldi fanno la felicità?

Il 20 marzo è la giornata internazionale della felicità. Le misurazioni della felicità sono sempre difficili e molto variabili; la felicità resta una dimensione molto personale, se poi ci sono di mezzo una pandemia, la guerra e le connesse ricadute economiche, l'impresa è ancora più ardua. IPSOS misura  frequentemente la felicità in più paesi: secondo la sua ultima rilevazione (dic 2022- gen 2023) sui 32 paesi coinvolti  l'Italia è solo 25esima, anche se il 68% per cento dell'opinione pubblica italiana dichiara di essere felice. In generale, i primi cinque fattori di felicità sono, nell'ordine: sentire che la propria vita ha un significato, sentirsi in controllo della stessa, salute mentale e benessere, vita sociale e condizioni di vita.

Famiglia e amici si confermano tra le principali fonti di felicità. E il denaro?

Non mancano studi e ricerche anche sulla relazione tra denaro, o meglio benessere economico, e felicità. I risultati non sono univoci. In linea generale una relazione esiste: il denaro un po' di felicità la dà in effetti, ma fino a un certo punto, perché, appunto, subentrano altri fattori come la vita familiare e la salute. Uno studio del 2010 è arrivato fino a ipotizzare una cifra oltre la quale a una maggiore disponibilità di denaro non corrisponde più una maggiore felicità: fra 60mila e 90mila dollari. Conclusione confutata nel 2021 da un altro studio, secondo cui, no, un limite non c'è. Gli autori delle due ricerche hanno poi indagato insieme sulla contraddizione, concludendo in uno studio pubblicato quest'anno che un tetto esiste solo per il 20% della popolazione più infelice.

Gli economisti non sono nuovi all'idea che i fattori economici, il PIL di uno Stato, possa non essere il miglior indicatore del benessere dei suoi cittadini e, del resto, la ricorrenza del 20 marzo prende le mosse da una iniziativa presa negli anni '70 dal Bhutan che aveva adottato l'obiettivo della Felicità Nazionale Lorda invece del Prodotto Nazionale Lordo (PNL). L'esempio di questo Paese ha poi spinto l'ONU a istituire nel 2012 la Giornata internazionale della felicità. Il suo scopo è sottolineare la rilevanza della felicità e del benessere per la formulazione delle politiche pubbliche e promuovere un approccio più inclusivo e sostenibile alla crescita economica.

Possiamo adottare alcune delle idee e dei valori che hanno ispirato l'iniziativa dell'ONU anche nella gestione quotidiana delle nostre finanze personali. Come sostiene George Kinder -  considerato a livello internazionale il padre fondatore della pianificazione finanziaria per obiettivi di vita  - "le persone non hanno obiettivi finanziari, hanno obiettivi di vita che necessitano di risorse finanziarie per essere realizzati". Ogni volta che gestiamo un budget, chiediamo un prestito, consideriamo l'opportunità e le caratteristiche di un investimento, è bene tenere presente che il nostro obiettivo finale non è puramente economico, ma riguarda aspetti pratici e temporalmente definiti della nostra vita e di quella dei nostri familiari.

È necessario innanzitutto conoscere i nostri bisogni e desideri, in modo che la gestione delle finanze si conformi ai nostri obiettivi. È cruciale anche prepararsi ad affrontare gli imprevisti che minano la nostra felicità colpendoci al portafoglio. La resilienza finanziaria è legata a doppio filo al benessere finanziario, come ci ricorda l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), e quindi a una vita serena. Pensiamo, ad esempio, alla capacità di affrontare una spesa pari a un mese di reddito senza chiedere prestiti o aiuto a familiari e amici. Programmare entrate e uscite, risparmiare e investire con accortezza sono tutte barriere alzate a difesa della nostra felicità dai rovesci della vita. Nel nostro portale vi aiutiamo con strumenti come le Guide in parole semplici, i video educativi e i calcolatori.

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