Il 6 novembre di alcuni anni fa...

Il 6 novembre di tredici anni fa, era il 2007, l'allora Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi e il Ministro della pubblica istruzione del tempo Giuseppe Fioroni firmavano un memorandum d'intesa per "offrire alle giovani generazioni i princìpi fondamentali di una corretta cultura economica, finanziaria e monetaria". Per dare un "concreto contributo" i due contraenti concordavano di "avviare un progetto sperimentale in alcune scuole campione" i cui "contenuti e metodologie didattiche saranno finalizzate a promuovere nei giovani una corretta cultura economica". Allegata all'accordo una "scheda tecnico-operativa" indicava le Regioni dove scegliere le scuole che avrebbero partecipato all'esperimento (Veneto, Lazio, Puglia) e i contenuti. Si prefigurava la creazione di strumenti di comunicazione e di materiale didattico, l'attività di verifica dei risultati (pre-test, test in itinere e post-test). Ci si impegnava a presentare i risultati conseguiti, si descriveva una precisa tempistica.

Questa ricorrenza quest'anno coincide con la chiusura del Mese dell'educazione finanziaria, eccezionalmente protratto di qualche giorno per comprendere anche la settimana mondiale dell'investitore.

Rileggere queste 58 righe cosa ci dice?

Ci dà innanzitutto la misura del tempo trascorso e della forte e sintetica base concettuale a partire dalla quale si è avviata l'azione della Banca d'Italia in materia di educazione finanziaria. Non esisteva ancora una teoria vasta e articolata come quella di cui disponiamo oggi, intessuta sulla base di linee guida internazionali e applicazioni nazionali di vere e proprie strategie di educazione finanziaria. Non troviamo per esempio la parola "consapevolezza" che ricorre spesso oggi quando vogliamo definire la principale lacuna del cittadino nei confronti delle tematiche economico-finanziarie né troviamo riferimenti alle distorsioni psicologiche della razionalità, i bias, che possono ostacolare un apprendimento ottimale dei suggerimenti degli esperti.

Rinveniamo un accenno alla necessità di completare l'opera della scuola in famiglia ("l'allargamento dell'iniziativa anche agli studenti della scuola elementare può comportare il vantaggio del coinvolgimento anche delle rispettive famiglie") nonché alla possibilità di rendere educatori anche "operatori commerciali" e "intermediari": pur essendo un documento di princìpi, ci stupiamo della sua stringatezza. Il massimo del progresso tecnologico è indicato dalla familiarità con il borsellino elettronico, che rappresentava un elemento "forte" (sic) dei contenuti da trasmettere.

È utile anche ricordare che nell'estate del 2007 la fiducia degli investitori crolla a causa delle incertezze sui cosiddetti mutui "subprime" (mutui concessi a debitori molto rischiosi); è la prima scintilla che innesca la Grande Crisi Finanziaria che avrebbe travolto i mercati mondiali. Il memorandum sull'educazione finanziaria nasceva quindi all'inizio di una tempesta globale inattesa. Una crisi economica profonda che ha portato Autorità e Istituzioni a avviare, tra l'altro, quella profonda riflessione sull'importanza dell'educazione finanziaria per una gestione serena delle proprie finanze e della propria vita che è poi sfociata, nel 2017, nella creazione di una Strategia nazionale e di un Comitato nazionale per l'educazione finanziaria al quale la Banca d'Italia attivamente partecipa. Sono passati tanti anni ma la missione sottesa a quel protocollo di intesa  - accrescere la cultura finanziaria delle giovani generazioni e quindi del Paese - si conferma oggi, nel pieno di un'altra straordinaria crisi, come un presupposto necessario a assicurare a tutti i cittadini una migliore capacità di sopportazione di shock finanziari inattesi.

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