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La consapevolezza dei rischi informatici non può essere una prerogativa dei soli tecnici; oggi, più che mai, occorre piuttosto una cultura digitale diffusa e condivisa tra tutti i cittadini. La pandemia Covid-19 ha aumentato di almeno il 25% il traffico internet dal momento del lockdown. Sono aumentate le opportunità di intervento malevolo per gli attaccanti, i cyber criminali, per l'ampliamento della superficie d'esposizione a causa del lavoro da remoto e per la vulnerabilità del fattore umano (paura, curiosità, inosservanza di procedure e/o best practice).
Alcuni buoni comportamenti in rete, pure già ricordati su queste pagine, devono diventare patrimonio di tutti. Eccone alcuni: fare attenzione ai link, leggere gli avvisi di sicurezza, approfondire la reputazione del sito, verificare che la connessione sia sicura, usare un antivirus, mantenere aggiornati i propri dispositivi, cambiare spesso le password e usare password diverse per diversi account…
La Banca d'Italia, assieme all'IVASS (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), ha da tempo costituito un gruppo di coordinamento sulla sicurezza cibernetica: in un mondo connesso, nessun dispositivo informatico potrà mai essere considerato sicuro fintanto che esistono delle vulnerabilità nell'ambiente circostante.
Puoi leggere qui l'articolo "La sicurezza cibernetica ai tempi del Covid-19", curato dal gruppo di lavoro Banca d'Italia-IVASS.