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Il primo gennaio del 2002 iniziammo ad avere nelle nostre tasche una valuta diversa, con la quale dovevamo fare i conti. Vi ricordate? Convertivamo ogni prezzo espresso in euro nel suo equivalente in lire, chi con un minimo arrotondamento ("più o meno 2.000 lire per un euro"), chi con calcolatrici comprate per l'occasione e impostate per passare da una valuta all'altra. Per due mesi ci fu una doppia circolazione: potevamo pagare sia in lire sia in euro.
E abbiamo in qualche modo continuato a ragionare con una doppia valuta ancora per diversi mesi, un po' per abitudine, un po' perché qualcuno non capiva l'importanza e il peso di quelle nuove monete e banconote in euro. Adesso si sente parlare di lire solo nei modi di dire di chi ha almeno quarant'anni, come "non vale una lira" (non vale nulla), o in vecchie canzoni del secolo scorso, come "Se potessi avere mille lire al mese" del 1939, che qualcuno ricorda di aver sentito canticchiare dai nonni.
Possiamo utilizzare gli euro che abbiamo in tasca in 19 pasi europei, senza dover cambiare valuta. Viaggiare in questi paesi è più facile e meno costoso rispetto al passato; l'euro semplifica altri aspetti della vita, come studiare, lavorare o risiedere all'estero. Nell'area dell'euro i consumatori possono confrontare i prezzi ed effettuare pagamenti in euro oltre i confini nazionali. Grazie all'euro le imprese hanno meno da temere a causa dei tassi di cambio (per qualche curiosità in più puoi leggere qui).
L'euro però - anche se l'impressione è stata questa - non è comparso nelle nostre tasche all'improvviso: è stato il risultato di un lento processo di avvicinamento dei diversi paesi europei, ognuno con la sua storia, cultura e struttura economica.
Il processo che ha portato all'Unione monetaria si è sovrapposto a un'ampia e complessa integrazione dei paesi europei, riguardante ambiti diversi. Dalla nascita della Comunità Europea con il Trattato di Roma del 1957, sono dovuti passare anni perché si arrivasse all'idea di una Unione economica e monetaria (UEM), . Ma ancora tanta acqua doveva passare sotto i ponti per arrivare all'area dell'euro, quegli stessi ponti che sono stati - non a caso - rappresentati sulle nuove banconote.
L'area dell'euro è partita con 11 Stati europei e, sempre un passo alla volta, siamo arrivati a diciannove. Un percorso che si è rafforzato nei periodi in cui l'economia viaggiava col segno positivo ma anche e soprattutto quando, nel 2011, si è manifestata la crisi dei debiti sovrani nell'area dell'euro. Allora la Banca centrale europea e le banche centrali nazionali hanno messo in essere tutte le azioni possibili per difendere l'euro, il suo valore e i risparmi dei cittadini: nel 2012 con una locuzione inglese rimasta nella storia, il presidente della Banca centrale europea dichiarò che la BCE avrebbe fatto tutto il possibile, "Whatever it takes", per difendere la valuta comune. E in effetti così fu.
Le banconote nel frattempo sono cambiate nell'aspetto, ma il loro valore non è diminuito. In questi pezzetti di carta c'è l'impegno comune di voler continuare a camminare insieme, sempre più legati e uniti, alla ricerca di soluzioni condivise. Insomma l'euro non è solo una moneta.
Tanti auguri all'euro, e a noi che lo rendiamo una cosa viva!