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Dentro e oltre il carcere, percorsi di re-in-clusione e di benessere finanziario

Il progetto di educazione finanziaria per i detenuti e per il personale degli Istituti di Pena dell'Emilia Romagna e delle Marche

C'è una domanda di inclusione, per lo più silente ma non per questo meno potente, che giunge dalle carceri italiane. Parliamo di luoghi di reclusione, previsti nelle norme di qualunque società civile, che troppo spesso diventano luoghi di esclusione. Un'esclusione da tanti ambiti: ad esempio, dalla conoscenza dei prodotti e dei servizi economici e finanziari più evoluti ed adatti alle esigenze della persona, oppure anche dalla consapevolezza di avere alcuni diritti, proprio in quanto clienti di quei prodotti e servizi. È un'esclusione economica e finanziaria, che mina alla radice il diritto a essere e a percepirsi cittadini pienamente integrati. Questo circuito difettoso, purtroppo consueto negli istituti di pena italiani, accomuna la popolazione dei detenuti e quella composta da chi ci lavora, la quale molto spesso si ritrova, lo dicono le ricerche, a rischio burnout (cioè di completo esaurimento delle proprie energie fisiche e mentale) a causa soprattutto delle condizioni da stress lavoro correlato.

La Banca d'Italia, attraverso la sua rete territoriale e in collaborazione con il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria per l'Emilia Romagna e le Marche, ha deciso di rispondere a quella domanda. La sua sede di Bologna, con il coinvolgimento della Sede di Ancona e le Filiali di Forlì e di Piacenza, ha realizzato un progetto per portare l'educazione finanziaria all'interno degli istituti di quelle due regioni articolato in due distinti percorsi, uno destinato ai carcerati e l'altro a favore del personale dell'Amministrazione Penitenziaria.

Il primo ha compreso cinque incontri svolti all'interno delle Case circondariali di Bologna, Ferrara e Piacenza a favore di 108 persone che stanno scontando una pena detentiva. In coerenza con lo spirito della Costituzione, che sottolinea il valore della rieducazione delle persone in carcere, sono stati trattati temi di alfabetizzazione finanziaria - dalla pianificazione all'uso degli strumenti di pagamento elettronici, dal saper riconoscere le truffe informatiche all'utilizzo del credito al consumo, con alcuni focus sull'home banking, sulla sicurezza informatica, e sugli strumenti di tutela per la clientela bancaria e finanziaria - utili per affrontare le scelte quotidiane in maniera efficace e prudente in un'ottica di inclusività sociale e di reintegro nella società civile.

Il secondo percorso ha toccato gli stessi temi in 14 iniziative, sia in presenza che a distanza, che hanno raggiunto 140 dipendenti occupati in 15 strutture. Questo ramo del progetto era inserito tra le offerte formative che il Provveditorato ha pensato per i suoi dipendenti in un ambito di welfare aziendale e, quindi, di accrescimento del benessere delle persone e, dunque, delle organizzazioni in cui queste sono inserite.Le carceri sono un microcosmo nel quali le fragilità di chi li abita, dentro e fuori le celle, sono specchio le une delle altre. Questa esperienza costruita e realizzata in Emilia Romagna, che l'Amministrazione penitenziaria ha giudicato un successo e certamente degna di essere ripetuta, si inquadra nel tentativo che la Banca d'Italia persegue ogni giorno di ridurre, attraverso l'educazione finanziaria diretta ai più fragili le disuguaglianze e di promuovere la crescita della persona e della società.

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