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#GiornataMondialeDelLibro, le lezioni di economia e finanza nelle pagine dei grandi classici

Lo scorso giovedì è stata celebrata in tutto il mondo la giornata del libro.

A volte, leggere un libro ci apre una finestra su una questione su cui magari non ci saremmo soffermati altrimenti, può farci incontrare, quasi senza accorgercene, anche l'economia e la finanza. Ecco alcuni esempi.

Il Pinocchio di Collodi tratteggia in modo splendido (e durissimo) la miseria, la fame e la povertà ispirandosi a quello che vedeva nelle sue campagne toscane di un'Italia appena riunita.

Émile Zola, nel 1891, pubblica "Il Denaro", un affresco potentissimo sulle speculazioni in borsa che in qualche modo presagiscono il potere (e i rischi) di una finanza lasciata senza controlli.

È sempre Zola con "Al paradiso delle signore" a regalarci uno squarcio del nostro presente incastonato nella Parigi di fine ottocento, con l'aspra lotta di un piccolo negozio contro il potere nascente di un grande magazzino, l'antesignano dei centri commerciali.

E che dire de "Il meraviglioso mago di Oz" che è stato trasposto anche (e più di una volta) al cinema? Questo racconto del 1900 di Frank Baum è una grande allegoria sulle conseguenze dell'abbandono dell'uso dell'argento per coniare monete, passando al solo uso delle monete d'oro. Fino al 1871 negli Stati Uniti (e con tempi lievemente diversi, nel resto del mondo) il regime era fondamentalmente bimetallico: la valuta nazionale era fissata in termini di oro e argento; il passaggio all'uso esclusivo dell'oro portò al crollo del valore dell'argento che fece cadere a sua volta i prezzi dei beni e servizi. Nel 1894 la disoccupazione in America toccava il 20% e i settori agricoli e industriali erano in profonda crisi. È avvincente scoprire cosa c'entra in tutto questo la storia di una bambina dalle scarpette argentate catapultata dal Kansas in un magico mondo abitato da streghe, scimmie volanti e animali parlanti.

Ci viene in mente (ma tanti altri ce ne sarebbero) anche il romanzo autobiografico di Charles Dickens, David Copperfield: Micawber è in prigione per debiti, dopo che la famiglia ha, poco a poco, venduto tutto ciò che possedeva. Quando David lo va a trovare ha uno sprazzo di lucidità in cui riferisce la sua massima: "Se un uomo ha venti sterline all'anno di rendita, e ne spende diciannove, diciannove scellini e sei pence, egli sarà felice; ma se spende una sterlina più di venti sarà infelice". Da queste parole nasce l'espressione Micawber threshold cioè la soglia per la felicità finanziaria. E un attimo dopo, già in bancarotta e nella prigione di King's bench ricade nel suo errore e chiede a David uno scellino per comprarsi una birra e dopo fu allegrissimo…

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