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Il difficile rapporto di Dante con i mercanti - Dantedì: mercato e sicurezza dei pagamenti

«quanta paura è quella di colui che appo sé sente ricchezza, in camminando, in soggiornando, non pur vegliando ma dormendo, non pur di perdere l'avere ma la persona per l'avere! Ben lo sanno li miseri mercatanti che per lo mondo vanno, che le foglie che ìl vento fa menare, li fa tremare, quando seco ricchezze portano; e quando sanza esse sono, pieni di sicurtade, cantando e sollazzando fanno loro cammino più brieve» (Convivivio, libro IV, 13)

Nelle sue opere Dante non ha mai speso parole positive per i mercanti, per i nuovi borghesi, o per molti aspetti di quella "modernità" che si affacciava durante la sua vita. Alle piccole e grandi rivoluzioni tecnologiche e sociali, che avrebbero fatto diventare la "sua" Firenze la capitale del Rinascimento italiano, lui contrapponeva la purezza e la bellezza di un passato più agreste, più puro, meno contaminato dai vizi. Come ebbe modo di dire il governatore Visco in un suo intervento, "È senz'altro vero che in celebri versi Dante mostra grande diffidenza nei confronti dei mercanti-banchieri che, pur se da poco installatisi in città, sembrano arricchirsi troppo facilmente, anche se è impossibile che ignori i benefici, diretti e indiretti, da loro apportati alla comunità cittadina: «La gente nuova e i sùbiti guadagni / orgoglio e dismisura han generata, / Fiorenza, in te, sì che tu già ten piagni» (Inferno, canto XVI, 71-73)".

Eppure si scorge, nelle parole con cui abbiamo voluto aprire la notizia, una solidarietà verso coloro che sono condannati per mestiere (lui, per vicende politiche) a dover attraversare su strade insicure Stati e signorie, sempre con la paura di essere derubati. Il mercante del tempo ha tutto con sé: le merci che deve vendere o forse scambiare e i proventi del suo lavoro, in tante diverse valute che potevano svalutarsi rapidamente. Certo, avevano già preso a diffondersi gli "assegni" e stavano nascendo le banche. Ma bisognava comunque arrivare nelle città più grandi. Le strade sicure nel XIII secolo di Dante non erano molte, e quelle più battute comunque costringevano i mercanti a lunghi tragitti e deviazioni.

Oggi siamo in grado di disporre di un pagamento, anche ingente, in modo veloce e sicuro: pensiamo al bonifico, che può essere anche istantaneo, e più in generale alla possibilità di trasferire denaro da un conto all'altro e di effettuare pagamenti elettronici e on line senza dover fisicamente toccare una banconota o conoscere di persona il destinatario. Queste opportunità offerte dalla tecnologia costituiscono uno dei fondamenti della nostra economia. Chissà cosa ne pensa Dante da lassù.

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