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Un'indagine internazionale sull'alfabetizzazione finanziaria degli adulti segnala il ritardo dell'Italia

Oggi la Banca d'Italia ha presentato in un seminario i risultati dell'Indagine sull'Alfabetizzazione e le Competenze Finanziarie degli Italiani (IACOFI), condotta nei primi due mesi del 2020 (la precedente nel 2017). L'iniziativa si inserisce nell'indagine dell'International Network for Financial Education (INFE), attivo nell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). In Italia l'indagine ha riguardato circa 2.000 persone, comprese tra i 18 e i 79 anni.

L'alfabetizzazione finanziaria viene misurata con tre indicatori che riguardano: conoscenze; comportamenti; attitudini. Le conoscenze considerano le capacità di capire nozioni come l'inflazione, il tasso d'interesse, la differenza tra un tasso di interesse semplice e uno composto, la diversificazione del rischio. I comportamenti si riferiscono alla fissazione di obiettivi finanziari di lungo termine, ad esempio la programmazione di un bilancio familiare. Le attitudini prendono in esame l'atteggiamento degli individui verso il futuro, ad esempio la propensione al risparmio precauzionale.

La conoscenza finanziaria ha un punteggio che varia da zero a 7: il comportamento finanziario ha un punteggio compreso tra zero e 9, mentre l'attitudine va da 1 a 5. L'alfabetizzazione finanziaria viene calcolata come somma dei punteggi precedenti, assumendo quindi valori compresi tra un minimo di 1 e un massimo di 21.

Nel 2020, 26 paesi hanno partecipato all'indagine, di cui 12 facenti parte dell'Ocse. I 26 paesi hanno ottenuto un punteggio medio di 12,7; i paesi Ocse hanno conseguito un punteggio di 13; l'Italia 11,2, collocandosi in uno degli ultimi posti in classifica. Rispetto alla precedente indagine del 2017, l'Italia ha migliorato il profilo delle conoscenze; ha peggiorato quello dei comportamenti, mentre quello delle attitudini è rimasto immutato, restando uguale a quello medio degli altri paesi.

Il livello di competenze finanziarie non è uniforme nella popolazione italiana. Le persone più istruite fanno meglio delle meno istruite; gli uomini delle donne; l'alfabetizzazione cresce fino ai 45 anni, per poi decrescere. Anche le passate indagini sui bilanci delle famiglie condotte dalla Banca d'Italia hanno mostrato evidenze simili ai risultati di IACOFI.

La cattiva posizione complessiva dell'Italia è spiegata in parte da una popolazione più anziana e meno istruita rispetto a quelle degli altri paesi. Dall'indagine emergono anche aspetti positivi: gli italiani sono più consapevoli dei propri limiti rispetto agli individui degli altri paesi e, in questi tempi di recessione, più prudenti nelle scelte di indebitamento.

I confronti tra paesi vanno operati con prudenza. L'indagine non è completamente armonizzata. Ad esempio, alcuni paesi, come l'Italia, conducono interviste «faccia a faccia», altri fanno indagini via web e questa differenza potrebbe influenzare i risultati, perché le persone che usano il web sono in media più giovani e più istruiti di quelli che non lo usano.

I risultati dell'indagine confermano la necessità di intensificare gli sforzi volti a migliorare l'alfabetizzazione degli italiani. È quello che facciamo con questo portale sul quale potete anche cimentarvi con alcuni quiz sulle conoscenze e sui comportamenti osservati dall'indagine, li trovate in questa pagina. Un buon punto di partenza per investire in cultura economica è il nostro piccolo decalogo su ciò che si deve (ri)conoscere in questo contesto. È in corso di pubblicazione e si sta formando sotto gli occhi di voi lettori, presto sarà completo.

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