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Addio a Daniel Kahneman, padre dell'economia comportamentale

All'età di 90 anni è morto lo psicologo Daniel Kahneman. Fu insignito nel 2002 del premio Nobel per l'economia "per avere integrato i risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d'incertezza".

Uno psicologo vincitore del premio Nobel dell'economia?

Sì. I suoi risultati sono il frutto di una proficua collaborazione con il collega e amico Amos Tversky iniziata con un incontro nel 1969 e durata 14 anni: avrebbero condiviso il Nobel, se Tversky non fosse morto nel 1996.

Alla fine di quel primo incontro del '69 ebbero una vivace discussione sul ruolo che giocano l'intuito e l'istinto nella nostra vita: se è vero che un bambino già a 4 anni riesce istintivamente a usare bene le regole della grammatica nel parlare anche se ne ignora l'esistenza, l'istinto è ugualmente affidabile quando ci si confronta con le probabilità e la statistica, ovvero quando si deve valutare una scelta?

«È difficile pensare a due personalità più diverse di Daniel e Amos. Daniel è stato un animale diurno, introverso, insicuro, timido, pessimista, portato al dubbio, soprattutto nei confronti della sua ricerca. Al contrario, Amos è stato un animale notturno, brillante, sicurissimo di sé, aggressivo, ottimista, presuntuoso. È stata forse la complementarità tra i due caratteri a favorire una collaborazione scientifica dagli esiti così proficui. Daniel forniva le intuizioni psicologiche di fondo; Amos le organizzava in maniera strutturata.»

Riccardo De Bonis, Doppiozero, 25 gennaio 2018

Il nostro istinto è affidabile?

Fino agli anni '70 la teoria economica più diffusa si fondava sulla premessa che le persone agiscono normalmente in modo razionale: emozioni quali paura, affetto, odio, avidità sono soltanto deviazioni dalla razionalità che, complessivamente, non influiscono sul risultato finale.
Kahneman e Tversky osservarono che i loro colleghi, anche statistici di professione, commettevano degli errori di valutazione quando erano alle prese con il calcolo delle probabilità e si affidavano all'intuito. I loro primi studi descrissero le scorciatoie del pensiero intuitivo, le euristiche, ovvero la tendenza a "procedere a lume di naso", e l'esistenza di numerosi bias o "pregiudizi" che attivano le scorciatoie mentali.

"Steve è molto timido e chiuso. Sempre disponibile, ha però scarso interesse per le persone o il mondo della realtà. Anima mite e precisa, ha bisogno di ordine e struttura, e una passione per il dettaglio".

È più probabile che sia un bibliotecario o un agricoltore?
(Spoiler: non è come forse pensi, ci sono molti più agricoltori che bibliotecari)

I concetti di euristiche e bias hanno trovato applicazioni in numerosi campi del sapere, dalla medicina, all'economia, alla filosofia, ai contesti legali, e ci aiutano a leggere la vita di tutti i giorni!

La facilità con cui la memoria recupera un concetto immediatamente disponibile, "euristica della disponibilità" spiega - per esempio - perché un evento di grande risonanza che riguarda un personaggio famoso possa prevalere nel dibattito sulla stampa o sui canali social, catturando l'attenzione molto di più di argomenti più importanti come il declino demografico, il sistema pensionistico o la qualità dell'istruzione.

Quanto valgono 100 euro?

Daniel Kahneman e Amos Tversky pubblicarono, nel 1979, "Prospect Theory: un'analisi del processo decisionale in condizioni di rischio": un articolo che ebbe un'influenza enorme al tempo, e che continua ad averne.

Preferisci guadagnare 3.000 euro sicuri oppure guadagnare 4.000 euro ma con solo l’80% di probabilità? Preferisci perdere sicuramente 3.000 oppure preferisci perdere 4.000 euro con l’80% di probabilità?

I due studiosi sono riusciti a dimostrare come le persone attribuiscano un peso differente a guadagni e perdite: tendiamo a preferire la certezza di un guadagno più modesto rispetto a un probabile guadagno più alto (i 3.000 euro sicuri rispetto alla scommessa dei 4.000); nel caso delle perdite, invece, la situazione si ribalta: si preferisce scommettere di perdere 4.000 euro piuttosto che accettare subito la perdita certa di 3.000. Il denaro che perderemmo, che uscirebbe dalle nostre tasche, vale molto di più, se misurato attraverso le nostre emozioni, di quello che forse potremmo avere.

Ulteriori evidenze hanno mostrato come uno stesso problema, solo perché inquadrato in una cornice diversa, possa innescare diverse reazioni nelle persone. Come quando, per esempio, negli annunci pubblicitari alcune informazioni vengono rese con caratteri grandi e immediatamente visibili, e altre con caratteri più piccoli o colori diversi.

Incertezza, complessità ed economia

Gli studi di Kahneman sono proseguiti negli anni fino a culminare nel 2011 con la pubblicazione di un celebre saggio dal titolo "Pensieri lenti e veloci" che offre un ulteriore approfondimento sui meccanismi di funzionamento davvero complessi della nostra mente attraverso l'indagine del pensiero intuitivo (veloce) e quello analitico (lento).

"Molte persone sono troppo sicure delle loro intuizioni e tendono a riporre in esse troppa fiducia" D. Kahneman

Proprio perché le persone in condizioni di incertezza potrebbero non scegliere la migliore alternativa per il loro benessere personale ed economico, gli studi di Kahneman e Tversky hanno trovato applicazioni nei campi più svariati: per migliorare il disegno dell'intervento pubblico in economia, per favorire l'adesione a programmi di previdenza integrativa o migliorare il benessere dei più piccoli adeguando le mense scolastiche. 

Un ambito di applicazione è proprio l'educazione finanziaria. I prodotti finanziari, infatti, sono spesso complessi, comportano compromessi tra presente e futuro, richiedono una valutazione del rischio e dell'incertezza, senza considerare il fatto che le decisioni economiche talvolta non sono ripetibili, per cui le persone non possono imparare dalle proprie esperienze passate. I pregiudizi agiscono per esempio quando per eccesso di fiducia nelle nostre capacità di prevedere l'andamento dei mercati investiamo in titoli rischiosi oppure quando siamo esposti ad acquisti impulsivi sulle piattaforme di e-commerce dove sono assai diffuse offerte a tempo da realizzare alla velocità di un click, oppure ancora quando per pigrizia accettiamo costi più alti pur di non cambiare banca. Introdurre elementi di economia comportamentale nei programmi di educazione finanziaria può aiutare le persone, oltre che a comprendere le caratteristiche dei prodotti, anche a divenire consapevoli di essere esposti a errori e comportamenti irrazionali e a fare scelte migliori e più coerenti con i propri bisogni.

Non sorprende quindi che molti dei nostri approfondimenti, siano proprio sull'economia comportamentale, o più genericamente sui comportamenti e le attenzioni da adottare quando si prendono decisioni economiche, li dobbiamo agli studi di Daniel Kahneman e al suo lavoro di una vita.

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