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Educazione finanziaria per ciechi e ipovedenti

Storie di inclusione

Secondo i dati del 2019 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, le persone con deficit visivi sono circa 253 milioni, di cui circa 36 milioni sono i ciechi e 217 milioni gli ipovedenti. La distribuzione della disabilità è differente fra paesi in via di sviluppo e nazioni più evolute: nei primi la cecità colpisce in modo endemico anche le fasce infantili. In Italia si stima che il numero dei ciechi superi i 100.000. In Banca d'Italia lavorano 35 persone non vedenti.

La Banca d'Italia è attenta all'inclusione delle persone cieche e ipovedenti anche attraverso l'educazione finanziaria.

Di recente ha pubblicato la versione nel formato libro parlato delle Guide della Banca d'Italia in parole semplici, curata dalla Banca in collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI).

Le Guide spiegano con linguaggio chiaro e diretto cosa sono, come funzionano e come approcciare i prodotti bancari a più ampia diffusione. La "traduzione" in libro parlato ha declinato in modo ancora più tangibile la vocazione universale e d'inclusione dell'Educazione Finanziaria: solo rendere le informazioni realmente accessibili a tutti consente di adempiere a questo compito.

Testi troppo densi di parole, grafici non spiegati, impaginazioni "in colonna" sono barriere che ostacolano la comprensione delle persone con disabilità visiva, affidata la maggior parte delle volte a un sintetizzatore vocale: fattori poco conosciuti che, nell'ignoranza di molti, bloccano l'accesso di altri.

Proprio da questa considerazione sono partite alcune testimonianze rese dai colleghi con disabilità visiva in occasione dell'evento di presentazione ufficiale dell'opera.

"È possibile vedere con le mani e attraverso altri canali sensoriali" – ha sottolineato Alessia Lorieri – "ma non è detto che se un'informazione esiste e viene trasmessa riesca ad arrivare agli effettivi destinatari, se non è stata pensata per essere recepita da questi ultimi in base alle loro reali esigenze". "Occorre mettersi nei panni degli altri" - ha continuato Lorieri - "per capire se uno strumento sia davvero accessibile e quindi riesca a svolgere concretamente il suo ruolo di moltiplicatore di competenze teorico-pratiche". Ciò che è veramente importante perché una informazione sia veramente a disposizione di tutti è che sia concretamente ricevibile e dunque utilizzata dal destinatario stesso, in base alle concrete ed effettive condizioni del singolo.

"Esiste una normativa nazionale e sovranazionale in materia di accessibilità" – ha evidenziato Paolo Leonardi– "ma la normativa da sola non basta a produrre uno scatto di civiltà e efficienza organizzativa. L'obbligo deve diventare un'opportunità concreta di inclusione e di valorizzazione di tutte le risorse grazie anche al supporto offerto dalla tecnologia". Esempi virtuosi di strumenti inclusivi in Banca d'Italia non mancano, come ha ricordato lo stesso Leonardi: l'istituzione del gestore delle diversità e del gruppo di affinità di persone con disabilità visiva (B-Eye), l'istituzione di gruppi di lavoro specifici, la valutazione dell'accessibilità in fase di redazione di studi di fattibilità.

Per rendere accessibili le pubblicazioni della Banca d'Italia, un gruppo di lavoro si è dedicato alla creazione di grafici tattili. "Obiettivo di tale iniziativa" – spiega Fabrizio Marini, attivo nella ricerca economica territoriale – "è far conoscere a chi non vede (o vede poco) le principali tipologie di grafici (grafici a torta, a colonne, istogrammi, curve, ecc.), nonché le rappresentazioni più significative della situazione economica regionale e nazionale al centro di alcune pubblicazioni della Banca d'Italia. La dimensione tattile consente a chi legge di costruire un'immagine mentale della figura che sta esaminando, pur non potendola vedere". Degno di nota lo sforzo di Marini e del collega Piero Casadio nella creazione di questi grafici "in rilievo", che comunque ci ricordano che i grafici vanno sempre descritti a parole, altrimenti l'informazione in essi contenuta non può essere compresa da tutti e, di nuovo, non è veramente ricevibile. L'esperienza dei grafici tattili – realizzati sia con tecnologia termoform che con incisioni laser – è stata presentata anche all'esterno della Banca, in occasione di mostre ed eventi dedicati al mondo della disabilità.

C'è anche chi ha definito le banconote, vere e proprie "messaggere di inclusione": esse infatti presentano elementi in rilievo - utili a riconoscerne i tratti caratteristici, compresi alcuni riferimenti architettonici e, al contempo, ad ostacolarne la falsificazione - e sono prodotte in fibra di cotone, il che produce un rumore particolare al tatto. Per questo si è pensato ad un libro sull'Euro, destinato sia alle persone con disabilità sensoriale sia alle persone non disabili. Un ponte che vuole instaurare un dialogo, efficace sia come resa tattile sia esteticamente. In esso si esplicita il ruolo inclusivo della banconota: un mezzo per rendere protagoniste tutte le persone delle più svariate condizioni esistenziali.

 "È importante chiarire" - ha sottolineato Alessandro Baldi - "la distinzione tra accessibilità e usabilità: l'accessibilità consente a tutti, e non soltanto alle persone con disabilità, di poter usare i documenti che vengono scambiati e condivisi in rete. Essa indica la capacità dei sistemi informatici, inclusi siti web e applicazioni mobili, di fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o particolari configurazioni". L'usabilità può essere invece definita come il grado di facilità e soddisfazione con cui si compie l'interazione tra l'utilizzatore e uno strumento. Il punto è che l'accessibilità "è il reale presupposto per favorire processi di concreta inclusione: ciò che è accessibile risulta generalmente anche usabile; mentre ciò che è solo usabile può risultare fruibile da alcune persone ma non da altre".

L'inclusività, in conclusione, è un principio fortemente biunivoco e onnicomprensivo. Includere è al tempo stesso un dovere ma anche un'opportunità: diversificare i linguaggi di fruizione consente a più persone di esercitare i propri diritti in modo consapevole, favorendo lo sviluppo di mercati più efficienti e, soprattutto, creando una società aperta al contributo di tutti, non separata nei comparti stagni prodotti dall'inaccessibilità.

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