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Secondo le stime preliminari dell'Istat, l'Istituto Nazionale di Statistica italiano, in agosto i prezzi valutati secondo il metodo armonizzato fra paesi dell'Unione europea, sono cresciuti del 9,0 per cento rispetto a un anno prima.
L'aumento dell'inflazione è un fenomeno globale: sempre in agosto nell'area dell'euro l'inflazione è arrivata al 9,1 per cento. A luglio negli Stati Uniti era pari all'8,5 per cento.
L'inflazione misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di prodotti - un paniere - rappresentativo dei beni e servizi consumati dalle famiglie. In Italia il paniere può essere scomposto in cinque grandi categorie di beni: energetici (ad esempio, benzina e gas per il riscaldamento), alimentari freschi (tipo insalata o pesche), alimentari trasformati (ad esempio marmellata), beni industriali non-energetici e non-alimentari (ad esempio automobili, tessuti, scarpe), e servizi (come le tariffe dei liberi professionisti o il prezzo dei trasporti).
I prezzi dell'energia e dei beni alimentari sono più volatili di quelli degli altri beni, perché sono più influenzati dagli andamenti climatici o da eventi eccezionali come le guerre. Per questo motivo è stato sviluppato il concetto di inflazione di fondo, che misura la variazione dei prezzi al netto dei prodotti energetici e degli alimentari. Confermando quanto accade da molti mesi, anche in agosto in Italia la crescita dell'inflazione nasconde andamenti diversi dei prezzi delle singole categorie di beni. Sempre secondo il metodo armonizzato, l'aumento dei prezzi energetici continua a essere eccezionale, intorno al 45 per cento rispetto a un anno prima; i prezzi dei beni alimentari sono cresciuti di poco più del 9 per cento. Al netto dei rincari dell'energia e dei prodotti alimentari l'aumento dei prezzi è stato in agosto del 3,9 per cento.
L'inflazione determina una diminuzione del potere d'acquisto delle famiglie. Il Governo è intervenuto introducendo una serie di misure: riduzione delle tariffe, bonus sociale per le utenze elettriche e del gas, taglio temporaneo delle accise sui carburanti. Si può stimare che nel complesso le misure abbiano ridotto l'inflazione di circa 1,5 punti percentuali nella media del 2022.
Uno dei problemi dell'inflazione è che colpisce in maniera diversa le persone ricche e le persone povere. Le prime consumano beni e servizi del paniere molto diversi dalle seconde. Le persone più povere, ad esempio, concentrano in misura maggiore le loro spese su prodotti energetici e alimentari, cioè prodotti dei quali difficilmente si riesce a fare a meno: non si può rinunciare a riscaldare la casa, consumare l'acqua e mangiare. I poveri, inoltre, hanno una propensione al consumo più alta di quella delle persone ricche; in altre parole, risparmiano meno dei ricchi. Secondo l'Istat, in questa fase economica il quinto di famiglie più povere subisce un'inflazione più alta rispetto alle restanti famiglie italiane.
In sintesi, gli aumenti dei prezzi incidono sulle famiglie in misura diseguale a seconda della diversa propensione al consumo e della diversa composizione del paniere di spesa. In Italia le famiglie con redditi più bassi sono maggiormente colpite, avendo una più elevata quota di spesa relativa ai beni che hanno subito i maggiori rincari. Nel Bollettino economico di luglio scorso, la Banca d'Italia ha stimato che le misure adottate dal Governo per alleviare il peso dei rincari energetici abbiano quasi dimezzato l'impatto dello shock inflazionistico sui nuclei familiari a più basso reddito.
Nella parte restante del 2022 l'inflazione dovrebbe mantenersi su livelli elevati. L'aumento dell'inflazione rende ancora più importante l'attenzione per i nostri risparmi.