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Giovani, inflazione e risparmi sul conto corrente

Riflessioni dall'ultima indagine della Banca d'Italia

Il 9 gennaio scorso, la Banca d'Italia ha pubblicato l'indagine sull'alfabetizzazione finanziaria e le competenze di finanza digitale dei giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni. L'indagine ha misurato la comprensione di concetti economico-finanziari di base e altre abilità che possono influenzare i comportamenti finanziari dei giovani.

Tra i vari aspetti esaminati vi sono tre concetti fondamentali: la diversificazione del rischio, il tasso di interesse e l'inflazione. Alle domande su questi temi risponde correttamente il 35 per cento degli intervistati.  Ha attirato la nostra attenzione un punto in particolare.

Nonostante una buona parte dei giovani dimostri di comprendere il concetto di inflazione, quasi la metà degli intervistati sostiene che "tenendo i risparmi sul conto corrente sono sempre protetti dal rischio che l'inflazione ne riduca il valore". In realtà, quasi sempre accade esattamente il contrario: il tasso d'interesse offerto dai conti correnti, quando presente, è inferiore al tasso di inflazione. I risparmi su un conto crescono quindi meno dell'inflazione e il loro potere d'acquisto si riduce: nel tempo si potranno acquistare sempre meno beni e servizi. I conti, è il caso di dirlo, non sembrano tornare, come è possibile che questo sfugga alle persone?

Si tratta della cosiddetta illusione monetaria, un fenomeno analizzato già nei lontani anni venti del Novecento da Irving Fisher, un rinomato economista americano.

Nel 1922, prima di recarsi in Germania per motivi di studio, Fisher fa tappa a Londra dove incontra l'ambasciatore britannico a Berlino, Lord D'Abernon, il quale gli anticipa che: "scoprirà che pochissimi tedeschi pensano che il marco sia sceso [rispetto alle altre valute, NdR]". In quel momento, infatti, la moneta tedesca subiva una forte svalutazione per la crisi dell'economia tedesca uscita sconfitta dalla Prima Guerra Mondiale.

Durante il suo viaggio - come riferito nel suo libro "L'illusione Monetaria" - notò come i cittadini percepissero l'aumento dei prezzi e la rivalutazione delle altre monete, ma pochi comprendevano la connessione con la perdita di potere d'acquisto del marco.

Fisher nel suo libro racconta anche un episodio con una negoziante di camicie di Berlino che, vendendone una ad un prezzo superiore (150 marchi) a quanto le era costata l'anno precedente (100 marchi), crede di realizzare un buon profitto.

Fisher evidenzia che l'illusione monetaria la faceva ragionare in termini nominali anziché reali, cioè di potere d'acquisto della moneta. A causa dell'inflazione, infatti, 150 marchi del 1922 valevano solo 90 marchi dell'anno precedente e la negoziante stava in realtà vendendo a 90 marchi la camicia costatale 100 marchi, realizzando una perdita reale di 10 marchi.

Tutti siamo vittima della stessa illusione quando immaginiamo di realizzare un guadagno se, ad esempio, i nostri risparmi crescono a un tasso di interesse del 2 per cento mentre l'inflazione è al 3 per cento.

L'illusione monetaria è un bias psicologico che ci fa valutare la situazione finanziaria in modo distorto. Lasciare i risparmi sul conto corrente in presenza di inflazione comporta quasi sempre una perdita nel potere d'acquisto. Questa perdita, anche se non avvertita immediatamente, è reale e incide sul nostro benessere nel tempo: con i nostri risparmi potremo comprare sempre meno beni e servizi.

Il conto corrente pertanto dovrebbe essere considerato come un utile mezzo per la gestione corrente di entrate ed uscite, lasciando come deposito solo una piccola quota per affrontare le spese impreviste

 Le somme depositate sul conto corrente possono darci un senso di controllo e sicurezza, ma, analogamente a un lago che evapora d'estate, riducono le nostre possibilità di spesa e il nostro benessere.

Tuttavia, c'è una buona notizia: non tutto è perduto. Riconoscere l'inganno dell'illusione monetaria ci consente di adottare misure correttive. Investire i risparmi in modo diversificato può proteggere nel lungo termine il valore reale del nostro denaro, permettendoci di preservare con attenzione ciò che abbiamo faticosamente accumulato.

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