Il Trattamento di fine rapporto e la previdenza integrativa
"Grazie mille per l'invito, Signora cicala, ma io sono molto indaffarata a mettere via provviste per l'inverno e a sistemare la mia casetta per proteggermi dal freddo, quando arriverà" diceva la formica nella celebre favola di Esopo.
Anche noi, come la formica, dobbiamo mettere da parte delle provviste per il nostro futuro. Se sei un lavoratore dipendente, parte delle tue provviste si accumula in automatico per mezzo del Trattamento di fine rapporto (TFR), una somma che il tuo datore di lavoro trattiene e che ti sarà riconosciuta alla fine del rapporto di lavoro, quando cambierai lavoro o quando andrai in pensione. Vediamo meglio di cosa si tratta.
Un po' di storia
Subito dopo la Prima guerra mondiale, nel 1919, nasce l'indennità di licenziamento, un risarcimento per chi perdeva il lavoro senza giusta causa, che funzionava anche come deterrente ai licenziamenti. Nel 1942 questa indennità si trasforma in indennità "di anzianità", cioè legata agli anni di servizio, assumendo anche un valore previdenziale. Negli anni sessanta l’indennità viene estesa anche ai licenziamenti per giusta causa. Dal 1982, per i lavoratori del settore privato è stato istituito l'attuale TFR: un risparmio forzato per i dipendenti grazie all'obbligo per i datori di lavoro di accantonare periodicamente una cifra pari quasi al 7 per cento dello stipendio che verrà erogata al lavoratore solo alla fine del rapporto di impiego.
Oggi questo tesoretto può essere utilizzato anche in modo leggermente diverso. Vediamo come.
Il TFR: la scelta da compiere
Se sei un lavoratore del settore privato, entro sei mesi dalla prima assunzione devi decidere cosa fare del tuo TFR. Hai due possibilità:
- lasciarlo in azienda, presso il tuo datore di lavoro; in questo caso la somma sarà trattenuta dal tuo datore di lavoro e ti sarà corrisposta come liquidazione al termine del rapporto di lavoro;
- destinarlo alla previdenza complementare; in questo caso la somma confluirà in un fondo pensione per integrare la pensione pubblica.
Se non scegli entro sei mesi, il TFR verrà destinato automaticamente al fondo pensione previsto dal contratto collettivo di lavoro o, in presenza di più fondi, in quello a cui è iscritto il maggior numero di dipendenti dell'azienda. Se non è previsto un fondo pensione di riferimento, il TFR viene versato al fondo residuale individuato dalla normativa. Se decidi di lasciarlo in azienda, puoi cambiare idea e aderire alla previdenza complementare anche più avanti, ma non viceversa.
Le norme per il settore pubblico non sono completamente allineate a quelle del settore privato; inoltre, tempistiche di scelta e modalità di adesione dipendono dalla categoria di appartenenza.
Cosa cambia tra le due opzioni? Rendimenti e tassazione
- Lasciare il TFR in azienda. La somma accumulata con i versamenti sarà rivalutata ogni anno. In particolare, crescerà di un importo percentuale dato dalla somma tra l'1,5 per cento e il 75 per cento del tasso di inflazione annuo. Al momento del pensionamento, il TFR sarà tassato separatamente dagli altri redditi secondo una media delle tue aliquote IRPEF degli ultimi cinque anni.
- Destinare il TFR alla previdenza complementare. Il tasso di crescita annuo della somma accumulata sarà pari al rendimento degli investimenti della linea del fondo scelto. La tassazione delle prestazioni, in forma di capitale e rendita pensionistica, è agevolata: la ritenuta massima è del 15 per cento, e può scendere fino al 9 per cento se hai contribuito al fondo per più di 35 anni. Al momento del pensionamento potrai decidere, entro alcuni limiti, quanta parte ricevere sotto forma di capitale e quanta parte sotto forma di rendita mensile che integrerà la pensione.
Ma perché destinare il TFR alla previdenza complementare?
In passato, il sistema pensionistico pubblico italiano garantiva una pensione netta superiore all'80 per cento dello stipendio netto dell’ultimo periodo lavorativo, il cosiddetto tasso di sostituzione netto.
Per esempio, se avevi uno stipendio di 2.000 euro, la tua prima pensione sarebbe stata di circa 1.600 euro. Oggi, però, questo tasso sta diminuendo. Per chi va in pensione dopo il 2040, il tasso di sostituzione netto potrebbe attestarsi al di sotto del 70 per cento e scendere poi ulteriormente negli anni. Avere un reddito che si riduce da 2.000 euro a 1.400 euro, ad esempio, ti potrebbe costringere a cambiare significativamente il tuo stile di vita, a meno che tu non abbia altre fonti di reddito o risparmi accumulati per integrare la pensione pubblica.
Oltre il TFR
Per accumulare risparmi necessari a integrare la pensione puoi versare in un fondo pensione, oltre al TFR, anche dei contributi volontari. Non pagherai le imposte sul reddito, l'IRPEF, sui versamenti volontari fino a 5.164,57 euro. Inoltre, se versi nel fondo contributi volontari, spesso il datore di lavoro ha l'obbligo di contribuire con versamenti a suo carico. Il contributo del datore di lavoro è vantaggio aggiuntivo, un extra, che potrà permetterti di accumulare una somma più elevata al momento della pensione.
Alla fine, la tua pensione integrativa sarà determinata da:
- il TFR versato;
- i contributi volontari che hai deciso di aggiungere;
- i contributi del datore di lavoro;
- i rendimenti degli investimenti del fondo pensione;
- gli effetti della tassazione;
- i costi di gestione del fondo, che devi sempre valutare con attenzione.
Conviene lasciare il TFR presso il datore di lavoro o aderire a un fondo pensione?
Non esiste una scelta migliore in assoluto. Incidono diversi fattori: l'età, gli anni mancanti alla pensione, i benefici fiscali, l'avversione al rischio finanziario, ma, soprattutto, incide la differenza tra quelli che alla fine saranno stati i rendimenti degli investimenti del fondo pensione e il tasso di rivalutazione del TFR. Considera che nel lungo periodo, è probabile che i rendimenti degli investimenti di un fondo pensione possano superare il tasso di rivalutazione del TFR. Se si considera anche l'eventuale contributo aggiuntivo del datore di lavoro, se si hanno davanti molti anni di lavoro, l'adesione a un fondo pensione va presa seriamente in considerazione.
Abbiamo sopra appena accennato ai concetti base di un tema complesso ma fondamentale per il tuo benessere economico futuro. L'importante è sapere che sono decisioni importanti.
Ti invitiamo quindi ad approfondire. Puoi iniziare dalla Guida introduttiva alla previdenza complementare disponibile sul sito della COVIP, l'autorità che vigila sui fondi pensione.