Dante Alighieri, i falsari e l'educazione finanziaria
Il 25 marzo è Dantedì, la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri. La memoria va ai banchi di scuola e ci fa scorgere nei versi del sommo poeta riflessioni sulla moneta.
Molti personaggi della Divina Commedia sono tipici del momento storico in cui Dante ha vissuto: ci sono papi, conti, principi, ...e anche falsari.
Nell'inferno dantesco, distante appena due livelli da Lucifero, il poeta incontra proprio Mastro Adamo da Brescia: la sua pena in tempo di morte è l'idropisia, il trovarsi col ventre gonfio d'acqua (come un "liuto") e tormentato dalla sete. La condanna ricevuta in vita per il reato di contraffazione era stata la pena di morte per rogo. Il giudizio morale di Dante riflette le norme sociali dell'epoca per le quali contraffare una moneta, svilendola del suo valore, era un peccato tra i più gravi che si potessero immaginare.
Riconoscere un fiorino falso, all'epoca, non era semplicissimo: bisognava pesare le monete, grattarle, cercare insomma di verificare che la quantità di metallo e la sua qualità fossero giuste. Oggi riconoscere una banconota falsa è più semplice, grazie a un insieme di caratteristiche che possiamo notare al tatto, ad una prima indagine visiva, e muovendo le banconote: il metodo "tocca, guarda, muovi".
Nel 2020 la Banca d'Italia ha riconosciuto false 65.229 banconote euro ritirate dalla circolazione (-27,7 per cento rispetto al 2019). Si tratta del dato più basso registrato dopo il 2002, anno in cui l'euro ha cominciato a circolare come moneta fisica.