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Intervista a un indice azionario, il signor Standard&Poor 500 (S&P 500)

Cos'è un indice azionario e perché è importante, scopriamolo insieme intervistando uno dei principali protagonisti, l'S&P 500 (e occhio all'ultima domanda!)

D: Buongiorno Signor S&P 500, ci può dire qualcosa di più sul suo nome?

R: Buongiorno a Lei, mi chiamo così perché sono stato creato dalla società Standard and Poor's (S&P) per rappresentare le 500 società degli Stati Uniti quotate in borsa dal valore più alto, le più "grandi". Tra gli indici americani sono quello più importante perché raffiguro in un sol numero tra il 70 per cento e l’80 per cento di tutte le società quotate negli Stati Uniti. Ed essendo il più importante negli Stati Uniti, sono un riferimento del mercato azionario anche a livello globale!

D: Che mestiere fa Signor indice? A cosa serve esattamente un indice azionario?

R: Sono un numero costruito per misurare l’andamento del valore di mercato delle 500 società che rappresento. Se i prezzi delle azioni di queste società crescono e fanno aumentare il loro valore complessivo, la cosiddetta "capitalizzazione di mercato", cresco anch’io. In altre parole, semplifico e sintetizzo informazioni, per l’esattezza 500 prezzi delle azioni diventano un unico numero. Aiuto le persone a sapere se il valore delle azioni sta in generale crescendo o diminuendo, così possono confrontare l’andamento dei propri investimenti in azioni con quello generale del mercato. In altre parole, sono, si dice, un benchmark, un riferimento, un termine di paragone.

D: In che modo riesce a rappresentare le aziende?

R: Semplificando il concetto al massimo, più il valore di una società, la "capitalizzazione di mercato", è elevato più importanza avrà nell'indice. Per esempio, le prime dieci società in termini di valore, tra cui ci sono in Apple, Microsoft e Alphabet (cioè Google) costituiscono oltre un quarto del mio valore. In altre parole, il loro peso sull'indice è di oltre il 25%.

Se il prezzo delle azioni di queste società cresce è quindi molto probabile che anche io crescerò! In particolare, al momento Apple è la società più grande (e quindi con il peso maggiore), vale circa 2.000 miliardi di dollari (!!!), e quindi "pesa" per poco più del 7%. Le società però non sono sempre state queste….

D: In che senso mi scusi?

R: Anche se sono nato il 4 marzo del 1957 io non invecchio mai: se le società e i settori che rappresento invecchiano, semplicemente, li lascio indietro o li sostituisco con società e settori più moderni; nel corso dei decenni alcuni settori economici sono diventati più importanti di altri, come quello della tecnologia, inoltre, società che in passato erano "grandi" oggi o non esistono più o sono diventate molto più piccole.

D: Mi potrebbe fare un esempio?

R: Per esempio, nel 2000 la prima società per valore era la General Electric che oggi è al 73° posto, all' 8° posto vi era la compagnia assicurativa AIG che oggi nemmeno esiste più! Nel 2012 al 5° posto vi era IBM che oggi è al 63° posto, Exxon, al 2° posto nel 2000, oggi è all'11°.

D: Quindi è corretto dire che lei dà sempre la fotografia più attuale del mercato?

R: Nessuno è perfetto ma ogni tre mesi i miei creatori rivedono la composizione di cui sono fatto assegnando i nuovi pesi a seconda di come il valore delle società si è mosso nel periodo precedente; se il valore di una società è cresciuto rispetto a quello delle altre il suo peso nell'indice aumenterà e viceversa.

Come abbiamo visto se alcune di quelle società dovessero fallire o uscire dal gruppo delle 500 più grandi, saranno sostituite con altre società. Sarò sempre lì per provare a dare la misura più aggiornata di come il mercato azionario si sta comportando.

D: Quali sono le informazioni che di solito non ci fornisce?

R: Sono stato costruito senza che siano rappresentati i guadagni derivanti dai dividendi che le società che mi compongono distribuiscono, mi limito a dare una indicazione su come si sono mossi complessivamente i prezzi delle società sul mercato. Sono un cosiddetto "indice di prezzo". Non rappresento quindi il rendimento di un investimento in azioni, cioè la misura di quanto stanno crescendo i miei risparmi investiti in azioni, che non è dato solo dalla variazione dei prezzi ma anche dai dividendi che si ricevono in qualità di "azionisti". Esistono però numerosi miei parenti, i cosiddetti "indici di rendimento" che tengono conto anche dei dividendi per misurare esattamente la variazione del valore di un investimento in azioni.

D: Vuole lasciare un ultimo messaggio ai nostri lettori?

R: Sì, un messaggio molto importante. Si può investire facilmente in un indice e quindi su di me, cioè comprare un pezzettino, anche molto piccolo, di tutte le 500 società che rappresento in un solo colpo acquistando ETF o fondi a gestione passiva, cioè che si limitano a replicare il mio andamento.

Questo comporta un vantaggio enorme, con poco sforzo consento alle persone di rispettare una delle regole d'oro per investire: quella di non mettere tutte le uova nello stesso paniere, cioè di diversificare i propri investimenti ed evitare di comprare solo le azioni di una o poche società.

Investendo su di me, comprando un pezzettino di ogni società, si ottiene un investimento molto diversificato anche per settori: dei 1.000 euro investiti, 260 euro risulteranno collocati nel settore della tecnologia, 140 euro, nel settore della salute, 130 in banche e altre società finanziarie, e cosi via. Se un settore andrà male, ci potrebbe essere un altro settore in grado di compensare in tutto o in parte le perdite…e a parità di rendimento che mi aspetto i rischi diminuiscono. Per sapere come diversificare al meglio puoi guardare anche questo video sulla diversificazione ingenua.

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