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Nei giorni scorsi la Banca d'Italia ha pubblicato una comunicazione in materia di tecnologie decentralizzate nella finanza e nelle cripto-attività, rivolta agli intermediari vigilati, ad altri operatori sorvegliati e a tutti gli utilizzatori. L'obiettivo è sottolineare che, sebbene siano in corso i lavori per disegnare un sistema di regole, il mondo delle cripto-attività è ancora largamente deregolamentato. Anche quando arriveranno le regole, inoltre, queste non riusciranno a intercettare tutte le complesse soluzioni di finanza digitale, le tecnologie sottostanti e gli operatori che via via si affermeranno sul mercato.
La Banca d'Italia ha pensato a una comunicazione per dare un punto di riferimento a operatori e cittadini sulle opportunità e, soprattutto, sui rischi connessi con l'utilizzo di queste tecnologie e delle cripto-attività.
Le tecnologie poggiano su due pilastri complementari: la crittografia e la tecnologia dei registri distribuiti (Distributed Ledger Technology o DLT/blockchain). La crittografia consente di proteggere le informazioni sulle transazioni (inclusa eventualmente l'identità di chi le dispone). La blockchain è un registro elettronico, una sorta di libro mastro o registro pubblico, nel quale sono archiviate in modo sicuro, verificabile e permanente le transazioni tra gli utenti (ad esempio il passaggio di una cripto-attività da un soggetto a un altro).
Un'ampia diffusione di tali strumenti potrebbe compromettere la stabilità del sistema finanziario tradizionale, a causa dell'interdipendenza tra banche o altri intermediari tradizionali e i soggetti coinvolti nel mercato delle cripto-attività. Il valore raggiunto dalle cripto-attività (malgrado i crolli degli ultimi mesi), la volatilità dei prezzi, le crisi degli operatori del settore, i furti, le truffe, gli incidenti informatici e la scarsa trasparenza sollevano preoccupazioni ed espongono a rischi tutti i soggetti coinvolti in questo mercato.
Per i cittadini, è importante comprendere che l'investimento in cripto-attività richiede la capacità non comune di distinguere tra diverse categorie di prodotti e di utilizzi sulla base dei vari livelli di rischio che le caratterizzano. Le cripto-attività sono strumenti rischiosi e speculativi e non sono adatte per la maggior parte dei consumatori né come investimento né come mezzo di pagamento.
Quali cripto-attività sono in circolazione?
Nella comunicazione la Banca d'Italia distingue due categorie di cripto-attivita: 1) cripto-attività prive di un meccanismo di stabilizzazione che ne ancori il valore a un'attività di riferimento; questi strumenti si chiamano unbacked crypto-assets; 2) cripto-attività garantite da attività sottostanti (es. valute ufficiali, crediti, merci, etc.) che mirano a mantenere un valore stabile rispetto a una valuta di riferimento (es. euro o dollari), un bene specifico o un pool o paniere di attività; si chiamano asset linked stablecoins.
Le cripto-attività del primo gruppo sono quelle più rischiose. Non hanno un valore intrinseco, non sono riferite ad attività dell'economia reale o finanziaria e non sono assistite da un diritto dell'utilizzatore a ricevere indietro le somme investite; non sono quindi idonee a svolgere una funzione di pagamento o di investimento. Per queste ragioni sono attività estremamente volatili, cioè caratterizzate da forti escursioni dei prezzi. Un esempio è il Bitcoin, ma nella categoria potrebbero essere ricomprese anche le cosiddette "stablecoin algoritmiche", il cui meccanismo di stabilizzazione è basato su un algoritmo che ne condiziona la domanda e l'offerta sul mercato.
La Banca d'Italia invita le banche e gli altri soggetti vigilati a non incentivare l'utilizzo di cripto-attività e, anzi, a comunicare ai clienti che la Banca d'Italia scoraggia l'operatività in questo tipo di cripto-attività.
Anche le cripto-attività del secondo gruppo possono presentare dei rischi, a seconda del tipo di attività a cui sono "ancorate". A maggio la FED – la banca centrale americana - ha richiamato l'attenzione – prendendo spunto dal collasso di alcune cripto-attività – sul fatto che anche le stablecoin possono perdere valore o diventare illiquide in periodi di stress del mercato, generando rischi per la stabilità finanziaria. Quindi attenzione: anche la denominazione può trarre in inganno! Le stablecoin (=monete stabili) possono essere strumenti finanziari tutt'altro che stabili e niente affatto paragonabili alla moneta!
Una particolare attenzione che si richiede a coloro che sono interessati a investire in cripto-attività riguarda i rischi di pubblicità ingannevole, spesso veicolata tramite social media e influencer che propongono investimenti nel settore con la promessa di rendimenti facili ed elevati (che come sappiamo si associano sempre a rischi altrettanto elevati).