La stagione per essere saldi

Arrivano le grandi offerte di inizio anno. È fissata per il 5 gennaio la prima grande corsa del 2024, quella dei saldi invernali. In tempo per dare modo alla vecchietta dalle scarpe tutte rotte di fare un po' di shopping e darsi un tono, prima di andare per camini. Se le stagioni astronomiche ormai si scambiano i climi e confondono le idee, quella dei prezzi ribassati pare mettere d'accordo tutti: esercenti, produttori, consumatori.

Ma è proprio così? Davvero la felicità di chi si libera delle scorte invendute è sempre anche quella di chi le compra scontate? Esiste sul serio un bisogno di comprare questa o quella cosa, oppure, magari, lo si fa solo per cogliere l'offerta?

Prima di tutto, alcuni numeri. Eh già, gli italiani hanno ancora un debole per i saldi. Nel 2023, la serie storica della propensione all'acquisto con i saldi invernali era in tendenziale aumento, e con quelli estivi i valori previsti erano in linea con gli anni precedenti: 202 euro di spesa media per famiglia (88 euro pro capite), per un valore complessivo di 3,1 miliardi. Inoltre, sembrerebbe che ci siamo affezionati rapidamente a nuove ricorrenze come il Black Friday e il Cyber Monday, se quest'anno ne hanno approfittato sei italiani su dieci, in particolare donne (63,2%) e giovani fino a 34 anni (Fonte Confcommercio).

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Un altro numero colpisce: da un'indagine Confcommercio del 2022 emerge che quasi 8 italiani su 10 quando acquistano si sentono tutelati. Certo, oggi sono in campo autorità, norme e sanzioni per proteggere i consumatori, e questo dato ci dice che la loro azione è sempre più percepita. Eppure, adesso lo sappiamo, le fonti di rischio non sono solo esterne a noi Quando acquistiamo qualcosa, mentre facciamo calcoli su utilità e convenienza sono in azione altre forze in incognito: impulsi, paure (come l' "esser tagliati fuori" da un buon affare), percezioni di bisogni non sempre reali, perfino processi chimici che attivano schemi cognitivi (bias) per leggere la realtà capaci di attivare comportamenti e di indurci a scelte. Si tratta di modelli e scorciatoie che nel tempo abbiamo costruito, inconsapevolmente, per facilitarci il compito di prendere decisioni nel mondo complesso che viviamo. Al costo, però, di trascurare informazioni che potrebbero rivelarsi utili per compiere le scelte davvero migliori per il nostro benessere e per sfuggire alla confusione tra desideri, bisogni reali e bisogni indotti dall'esterno.

Come sanno bene i frequentatori di queste pagine, i bias in gioco sono tanti specie in tempi di saldi, quando le vetrine ci fanno l'occhiolino. Uno tra tutti: l' "effetto ancoraggio", che ci induce a ipotizzare stime rapide prendendo a riferimento un unico valore, spesso fornito a bella posta per influenzarci.

Un esempio? Dopo aver presentato a una platea di Las Vegas il neonato iPad, Steve Jobs afferma che il suo prezzo giusto sarebbe stato $ 999. Subito dopo devia il discorso, lasciando a ognuno dei presenti il tempo di domandarsi quanto sarebbe stato disposto a pagare per averlo. Dopo poco, il colpo di teatro: "Il suo prezzo è $ 499", tra gli ululati dei tanti che in sala - "ancorati" alla $ 999 - avevano probabilmente pensato a prezzi ben più alti (per saperne di più). Ebbene, non è forse lo stesso tipo di meccanismo che, seppur in modo meno teatrale, ogni cartellino in vetrina con un prezzo barrato sopra a quello ribassato ed effettivo riproduce?

Possiamo difenderci da questi meccanismi così radicati dentro di noi? Qualche arma esiste. Quella più utile, come già visto anche di recente, è una corretta pianificazione delle nostre entrate e delle nostre spese, quelle realizzate e quelle possibili, circostanza che, a sua volta, presuppone una profonda conoscenza di sé. Più precisamente, la pianificazione, per essere davvero solida, deve affondare le sue radici dentro due livelli di conoscenza.

Il primo investe il mondo intorno a noi, le sue offerte e i suoi canali d'acquisto che oggi si moltiplicano a vista d'occhio. Sempre più persone, ad esempio, utilizzano l'online nel loro processo d'acquisto, ma non sempre per finalizzarlo. L'indagine Confcommercio 2022 rivela che se "tra i canali di acquisto i negozi di fiducia si confermano al primo posto per la metà degli italiani (50,4%)", e "l'online viene scelto dal 40,3%", "oltre il 40% utilizzerà i social network per individuare gli articoli da acquistare". Dunque, se la rete da un lato moltiplica all'infinito le vetrine tra le quali possiamo perderci e ampia il rischio di effettuare acquisti "sconsiderati" nel tempo di un click, dall'altro ci offre la possibilità di analizzare, confrontare prodotti e prezzi e raccogliere informazioni per decidere meglio.

Il secondo livello di conoscenza riguarda noi stessi, le nostre condizioni economico-finanziarie, ma non solo. Occorre via via acquisire consapevolezza dei nostri modi di pensare, delle nostre emozioni, delle abitudini come delle pigrizie. Sapremo riconoscere, così, i bisogni e i desideri che ci appartengono, cosa non serve e cosa possiamo rimandare. In questo modo - ed è un passo importante per il nostro benessere di persone - sapremo accogliere quella parte irrazionale non come nemica, ma come una compagna insieme alla quale apprezzare di più il nostro percorso di vita.

Evitiamo dunque di prendere decisioni impulsive nel tempo di un click per assicurarci un presunto affare imperdibile, può fare comodo, in questi casi, la vecchia regola del pollice di contare fino a dieci prima di agire.

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