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Con l'aumento dell'inflazione e dell'incertezza sui mercati finanziari si torna a parlare sempre più spesso di investimenti finanziari alla ricerca di un rendimento che possa, almeno un poco, salvaguardare il valore dei nostri risparmi. Ma fermiamoci un attimo e gettiamo uno sguardo sulle dinamiche di lungo periodo degli investimenti delle famiglie italiane per capire come nel tempo è cambiato il loro modo di investire.
L'occasione ce la offre la recente pubblicazione della Relazione annuale sul 2021 della Banca d'Italia. Ricordiamo che qualche settimana fa abbiamo anche parlato di come è fatta la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane.
Alla fine del 2021 la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane - il valore di tutti gli strumenti finanziari posseduti dalle famiglie - era pari a quasi a 5.300 miliardi di euro e in crescita rispetto al 2020.
Tra le famiglie italiane è in corso da tempo un processo di spostamento verso forme di risparmio gestito: a dicembre 2021 le risorse affidate dalle famiglie ai gestori professionali sotto forma di fondi comuni, polizze assicurative e fondi pensione, rappresentavano circa il 34 per cento della ricchezza finanziaria, un valore superiore di ben 12 punti percentuali rispetto a quello di dieci anni fa e sempre più vicino a quello della media dell'area dell'euro. In questo decennio gli italiani hanno sottoscritto in misura crescente quote di fondi comuni e polizze assicurative, che alla fine del 2021 rappresentano, rispettivamente, il 15 e il 17 per cento delle attività finanziarie delle famiglie. La quota investita attraverso fondi pensione rimane invece limitata (meno del 3 per cento).
Le quota della ricchezza finanziaria delle famiglie detenute in depositi (conti correnti e a risparmio) così come quella investita direttamente in azioni e partecipazioni continua a rappresentare una percentuale elevata del totale (pari rispettivamente al 27 e al 24 per cento). In diminuzione da anni e decisamente più bassa, circa il 4 per cento, è invece la quota della ricchezza investita in titoli obbligazionari.
Questa tendenza delle famiglie a investire sempre più attraverso strumenti di risparmio gestito può contribuire a sostenere la crescita dell'economia del nostro Paese?
Ad oggi, solo una quota limitata delle risorse dei fondi comuni sottoscritti dalle famiglie è investita in titoli emessi da imprese italiane: si tratta di meno del 3 per cento, a fronte di quasi il 50 per cento destinato invece alle imprese estere (soprattutto statunitensi). Il Governo sta comunque cercando di incentivare l'aumento della quota investita in aziende italiane con diversi strumenti. Tra questi spiccano i Piani individuali di risparmio, una forma di investimento finanziario agevolato che prevede che almeno il 70 per cento del portafoglio venga investito in azioni e obbligazioni emesse da società italiane.
Ricapitolando, negli anni gli italiani hanno investito sempre di meno direttamente in titoli di Stato e altre obbligazioni e sempre di più attraverso fondi comuni e polizze assicurative. Chissà se alla fine del 2022, con l'aumento dei tassi d'interesse e la necessità di proteggere i propri risparmi dall'inflazione, gli italiani saranno tornati, almeno in parte, ad acquistare direttamente titoli di Stato italiani, in particolare quelli indicizzati all'inflazione.