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Parità di genere e contrasto alla violenza, anche economica, nell'Unione Europea

A che punto siamo?

Di recente il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva la Direttiva Europea sulla lotta alla violenza contro le donne proposta dalla Commissione. Si tratta del primo strumento giuridico completo a livello europeo dedicato alla prevenzione della violenza di genere e alla protezione delle sue vittime, con particolare riferimento alle vittime di violenza domestica. La direttiva, le cui disposizioni dovranno essere recepite dagli Stati membri entro tre anni, richiede, tra l'altro, leggi più severe per contrastare la violenza informatica e per prevenire gli stupri.

La Banca d'Italia è impegnata da anni sul fronte della parità di genere e nella prevenzione della violenza economica. Il corso di finanza personale Le donne contano mira a rendere le destinatarie più consapevoli di rischi e opportunità legati alla gestione delle risorse economiche. Tuttavia, sono ancora molti gli aspetti che devono cambiare per rendere effettive le pari opportunità. Sicuramente i cambiamenti normativi sono importanti per modificare le condizioni di lavoro e di vita e sono fondamentali nell'influenzare la cultura stereotipata di una società che oppone resistenza.

La strategia UE per la parità di genere

Vediamo intanto i progressi compiuti finora dalle istituzioni europee e dagli stati membri nell'attuazione della strategia dell'Unione Europea per la parità di genere 2020-2025, che ha tra i suoi obiettivi principali porre fine alla violenza di genere, combattere stereotipi e raggiungere la parità sia in ambito lavorativo che politico.

Per favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, il 2022 è stato segnato dall'applicazione in tutta l'UE dei nuovi diritti in materia di equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e dall'accordo politico sulla Direttiva sulla trasparenza retributiva.

Il 2023 è stato invece l'anno dell'entrata in vigore della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (la Convenzione di Istanbul), che ha inciso nella cooperazione giudiziaria in materia penale, dell'asilo e del non-respingimento finalizzati alla prevenzione e alla lotta contro la violenza di genere.

Con l'approvazione della Direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne lo scorso aprile, in tutta l'UE sono formalmente configurati come reato determinate forme di violenza contro le donne, tra cui le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati e le forme più diffuse di violenza online, incluse molestie (cd. cyber flashing) o condivisione di foto, video e audio falsi creati dall'intelligenza artificiale (c.d. deepfake).

La Direttiva prevede inoltre misure per la protezione delle vittime, come l'accesso alla giustizia e il sostegno, quali case rifugio, centri anti-stupro e linee di assistenza telefonica.

Se la maggior parte delle azioni previste dalla strategia è già stata realizzata, è anche vero che gli effetti dell'applicazione delle Direttive UE negli stati membri non sono immediati.

La situazione italiana

La Relazione 2024 sulla parità di genere nell'Unione europea (UE) pubblicata lo scorso 8 marzo riporta, tra gli altri, anche i più recenti progressi compiuti dall'Italia.

La legge di Bilancio 2023 ha aumentato in modo significativo i fondi per il piano strategico nazionale contro la violenza nei confronti delle donne. Per il 2024, la normativa ha incrementato, tra gli altri, i fondi per le case di accoglienza e per il reddito di libertà per le vittime di violenza, oltre a prevedere sgravi fiscali per datori di lavoro che assumono donne vittime di violenza.

Sul fronte dell'applicazione della Direttiva in materia di equilibrio tra attività professionale e vita familiare, il d.lgs. 30 giugno 2022 n. 105 ha introdotto la previsione di pesanti sanzioni amministrative (da 516,00 € a 2.582,00 €) per i datori di lavoro che impediscano ai lavoratori di fruire correttamente e liberamente del diritto al congedo di paternità obbligatorio (che in Italia e di dieci giorni).  

Infine, per quanto riguarda la rappresentanza femminile negli organi collegiali delle principali società quotate in borsa, l'Italia con il 40% di donne è uno dei 12 Stati membri che hanno raggiunto l'obiettivo minimo dell'UE del 33%, mentre per le donne in posizioni non dirigenziali, l'Italia ha raggiunto il 49% (a fronte dell'obiettivo minimo del 40%), secondo i dati dell'EIGE - Istituto europeo per l'uguaglianza di genere.

Il cammino è ancora lungo: in Italia e in molti altri paesi si continua drammaticamente a morire per mano dei partner. Rafforzare l'autostima, le proprie conoscenze finanziarie e la propria indipendenza economica sono spinte importanti che richiedono un supporto normativo efficace, oltre a sforzi concertati per abbattere stereotipi e barriere culturali.

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