La Banca d'Italia rinnova l'invito a prestare attenzione alle criptoattività e alle tecnologie che le sostengono

Categoria: Cultura finanziaria
Tempo di lettura 4 minuti
Pubblicato il 27/06/2022

Un invito rivolto a tutti i soggetti interessati, compresi i cittadini

Nei giorni scorsi la Banca d'Italia ha pubblicato una comunicazione in materia di tecnologie decentralizzate nella finanza e nelle criptoattività, rivolta agli intermediari vigilati, ad altri operatori sorvegliati e a tutti gli utilizzatori. L'obiettivo è sottolineare che, sebbene siano in corso i lavori per disegnare un sistema di regole, il mondo delle criptoattività è ancora largamente deregolamentato. Anche quando arriveranno le regole, inoltre, queste non riusciranno a intercettare tutte le complesse soluzioni di finanza digitale, le tecnologie sottostanti e gli operatori che via via si affermeranno sul mercato.

Le criptoattività non sono soggette alle norme sulla trasparenza dei prodotti bancari, dei servizi di pagamento e dei servizi di investimento e sono sprovviste di specifiche protezioni. In particolare, i servizi aventi a oggetto criptoattività non sono soggetti a forme di supervisione o di controllo da parte delle Autorità di vigilanza.

La Banca d'Italia ha pensato a una comunicazione per dare un punto di riferimento a operatori e cittadini sulle opportunità e, soprattutto, sui rischi connessi con l'utilizzo di queste tecnologie e delle criptoattività.

Le tecnologie decentralizzate nel campo dei servizi finanziari consentono di effettuare transazioni tra operatori anche in assenza di un soggetto terzo, un'entità centrale, che si fa carico di certificare l'identità degli operatori e la validità delle transazioni stesse.

Le tecnologie poggiano su due pilastri complementari: la crittografia e la tecnologia dei registri distribuiti (Distributed Ledger Technology o DLT/blockchain). La crittografia consente di proteggere le informazioni sulle transazioni (inclusa eventualmente l'identità di chi le dispone). La blockchain è un registro elettronico, una sorta di libro mastro o registro pubblico, nel quale sono archiviate in modo sicuro, verificabile e permanente le transazioni tra gli utenti (ad esempio il passaggio di una criptoattività da un soggetto a un altro).

Un'ampia diffusione di tali strumenti potrebbe compromettere la stabilità del sistema finanziario tradizionale, a causa dell'interdipendenza tra banche o altri intermediari tradizionali e i soggetti coinvolti nel mercato delle criptoattività. Il valore raggiunto dalle criptoattività (malgrado i crolli degli ultimi mesi), la volatilità dei prezzi, le crisi degli operatori del settore, i furti, le truffe, gli incidenti informatici e la scarsa trasparenza sollevano preoccupazioni ed espongono a rischi tutti i soggetti coinvolti in questo mercato.

Per i cittadini, è importante comprendere che l'investimento in criptoattività richiede la capacità non comune di distinguere tra diverse categorie di prodotti e di utilizzi sulla base dei vari livelli di rischio che le caratterizzano. Le criptoattività sono strumenti rischiosi e speculativi e non sono adatte per la maggior parte dei consumatori né come investimento né come mezzo di pagamento.

Quali criptoattività sono in circolazione?

Nella comunicazione la Banca d'Italia distingue due categorie di criptoattivita: 1) criptoattività prive di un meccanismo di stabilizzazione che ne ancori il valore a un'attività di riferimento; questi strumenti si chiamano unbacked crypto-assets; 2) criptoattività garantite da attività sottostanti (es. valute ufficiali, crediti, merci, etc.) che mirano a mantenere un valore stabile rispetto a una valuta di riferimento (es. euro o dollari), un bene specifico o un pool o paniere di attività; si chiamano asset linked stablecoins.

Le criptoattività del primo gruppo sono quelle più rischiose. Non hanno un valore intrinseco, non sono riferite ad attività dell'economia reale o finanziaria e non sono assistite da un diritto dell'utilizzatore a ricevere indietro le somme investite; non sono quindi idonee a svolgere una funzione di pagamento o di investimento. Per queste ragioni sono attività estremamente volatili, cioè caratterizzate da forti escursioni dei prezzi. Un esempio è il Bitcoin, ma nella categoria potrebbero essere ricomprese anche le cosiddette "stablecoin algoritmiche", il cui meccanismo di stabilizzazione è basato su un algoritmo che ne condiziona la domanda e l'offerta sul mercato.

La Banca d'Italia invita le banche e gli altri soggetti vigilati a non incentivare l'utilizzo di criptoattività e, anzi, a comunicare ai clienti che la Banca d'Italia scoraggia l'operatività in questo tipo di criptoattività.

Anche le criptoattività del secondo gruppo possono presentare dei rischi, a seconda del tipo di attività a cui sono "ancorate". A maggio la FED – la banca centrale americana - ha richiamato l'attenzione – prendendo spunto dal collasso di alcune criptoattività – sul fatto che anche le stablecoin possono perdere valore o diventare illiquide in periodi di stress del mercato, generando rischi per la stabilità finanziaria. Quindi attenzione: anche la denominazione può trarre in inganno! Le stablecoin (=monete stabili) possono essere strumenti finanziari tutt'altro che stabili e niente affatto paragonabili alla moneta!

Una particolare attenzione che si richiede a coloro che sono interessati a investire in criptoattività riguarda i rischi di pubblicità ingannevole, spesso veicolata tramite social media e influencer che propongono investimenti nel settore con la promessa di rendimenti facili ed elevati (che come sappiamo si associano sempre a rischi altrettanto elevati).

Dall'indagine svolta dall'OAM (Organismo Agenti e Mediatori) nel 2021 in collaborazione con l'Università di Tor Vergata sull'orientamento degli italiani sulle criptovalute, risulta che l'89% del campione analizzato ne ha sentito parlare. Dal sondaggio emerge anche che la propensione all'investimento aumenta all'aumentare del livello di conoscenza sulle criptovalute.

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