Moneta e arte: l'enigma del valore

Categoria: Investimenti
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Pubblicato il 10/12/2025

Il valore economico delle opere d'arte può sembrarci un enigma. Anche quando possiamo concepire le ragioni di un prezzo elevato - l'opera di un sommo maestro antica di secoli - il mercato ci sorprende: nel 2017, al termine di una lunga serie di rilanci, un quadro attribuito a Leonardo Da Vinci, "Salvator Mundi", fu comprato all'asta per l'immensa cifra di 450 milioni di dollari, la somma più alta mai pagata da un privato per un'opera d'arte.

Come spiegarci eventi di questo tipo? Dobbiamo capire su cosa si basa il valore economico delle opere d'arte. In passato era una questione di materie prime, tempo di lavoro e altri aspetti concreti. Oggi contano molto anche l'originalità, la capacità di provocare e altri aspetti immateriali, oltre alla competizione tra acquirenti. Ed ecco dunque un nuovo enigma: come ricaviamo un prezzo da criteri così astratti e soggettivi?

Questo rebus è stato al centro dell'incontro "Moneta e arte: l'enigma del valore", il 26 novembre al MAXXI di Roma: una conversazione sul senso e sul valore dell'opera d'arte tra l'artista Cesare PietroiustiGuido Maria Brera, scrittore ed esperto di opere d'arte come risorsa finanziaria. È stato il secondo di tre incontri del ciclo "Lo scambio infinito", organizzato dal Museo della Moneta della Banca d'Italia (MUDEM) in collaborazione col MAXXI per esplorare il rapporto della moneta con la filosofia, l'arte e la tecnologia nell'ambito di un percorso che accompagnerà la nascita del MUDEM attraverso collaborazioni con prestigiose realtà museali in Italia.

L'arte come investimento

Le opere d'arte sono fra i beni rifugio, quei beni che tendono a mantenere il loro valore anche in periodi di crisi - una categoria in cui viene incluso pure l'oro. Farsi un'idea sul valore economico delle opere d'arte è utile non solo per capire meglio le notizie che le riguardano, ma anche per investire in esse, oltre che nei tradizionali strumenti finanziari, come azioni e obbligazioni.

I criteri sono cambiati

La premessa della conversazione tra Pietroiusti e Brera è che i criteri con cui stabiliamo il valore economico delle opere d'arte sono cambiati nel tempo. Secoli fa dominavano criteri oggettivi, cioè indipendenti dalle opinioni personali: ci si chiedeva, che dimensioni ha l'opera? Di cosa è fatta? Cosa ritrae? Dove sarà collocata? Quanto tempo è servito per crearla? Quale tecnica è stata usata? E l'artista doveva tenerne conto, pena finire in bancarotta - come accadde al celebre pittore olandese Rembrandt.

Col tempo la concretezza ha perso il suo monopolio. Oggi, come dicevamo, hanno molta influenza criteri astratti e soggettivi: per valutare un'opera d'arte ci si chiede, ad esempio, quanto è originale? Quanto è rilevante? Quanto è capace di provocare? Queste cose non si possono misurare, a differenza delle dimensioni e del tempo di lavoro, e non sono dati di fatto, diversamente dal materiale e dal soggetto. L'opinione è decisiva. E la speculazione può contribuire a far lievitare i prezzi.

C'è anche altro, però, ha osservato Brera durante l'incontro al MAXXI: il desiderio del prestigio che deriva dal possesso di un'opera d'arte. Quando scatena i rilanci nelle aste, questo desiderio fa aumentare anche molto il prezzo dell'opera, e il valore economico di questa si slega dal suo significato artistico. Un esempio è stato la lotta al rialzo sul "Salvator Mundi".

Il valore dell'arte, nell'arte

Il valore dell'opera d'arte e le dinamiche del mercato sono anche temi a cui alcuni artisti rivolgono la loro attenzione - per esplorare, far riflettere o criticare. Pietroiusti è uno di loro, e durante l'incontro del 26 novembre ha ricordato alcune sue iniziative. In una performance, l'artista ha donato 10.000 suoi disegni con una clausola su ciascuno che ne garantiva la gratuità: se lo vendi diventerà un falso. Prevedibilmente, qualcuno ha messo comunque in vendita un disegno ricevuto in regalo; meno prevedibilmente, a comprarlo è stato lo stesso Pietroiusti, che ha reso l'opera di nuovo autentica. In un'altra performance, l'artista ha trasformato in opera d'arte una banconota, mangiandola e poi ricomponendola; come risultato, il valore economico dell'oggetto è aumentato rispetto a quello impresso su di esso. Una dimostrazione che l'arte crea valore attraverso il gesto dell'artista, grazie al suo significato simbolico.

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