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Container per navi e strumenti finanziari

Cosa hanno in comune?

I container per navi sono tra le invenzioni più significative del trasporto marittimo. Si tratta di grandi contenitori di acciaio, di dimensioni comprese tra 20 e 40 piedi (circa 6-12 metri di lunghezza), progettati per ottimizzare lo spazio. Il loro impiego ha rivoluzionato la logistica e facilitato la crescita del commercio internazionale. L'idea fu di Malcolm McLean, un imprenditore americano che nel 1956 ordinò il carico di 58 container su una vecchia nave cisterna convertita nella prima nave portacontainer della storia.

L'idea "rivoluzionaria" è stata la standardizzazione: avendo dimensioni e caratteristiche standard, i container possono essere facilmente trasportati su treni merci, TIR e navi, possono essere caricati e scaricati senza necessità di scaricare il contenuto e essere immagazzinati in porti e depositi impilandoli come mattoncini Lego. Il tutto si traduce in notevoli risparmi di costi e tempi di spedizione.

La standardizzazione di beni e servizi, anche finanziari

L'idea di standardizzare beni e servizi non è nuova. Molto tempo prima aveva interessato anche il settore finanziario. Sebbene alcuni esempi di contratti finanziari standard, soprattutto relativi allo scambio di merci, abbiano radici ancora più lontane nel tempo, la loro diffusione precede di 350 anni l'invenzione di McLean ed è strettamente legata alla nascita dei mercati finanziari.

Il primo esempio di organizzazione degli scambi nacque a Bruges, in Belgio: alcuni investitori si incontravano nella taverna della famiglia Van der Bourse per scambiarsi titoli di credito, monete estere o merci. Ma uno dei primi mercati attivi e organizzati per lo scambio di titoli finanziari standardizzati come lo intendiamo oggi, dove partecipano i piccoli risparmiatori, è nato ad Amsterdam nel 1602, grazie alla Compagnia olandese delle Indie orientali, una delle prime multinazionali private della storia.

I primi titoli ad essere scambiati furono proprio le azioni emesse dalla Compagnia stessa, che si finanziò attraverso la prima Offerta Pubblica Iniziale della storia. Nasceva così la prima grande società ad azionariato diffuso: tanti piccoli contratti standard tutti uguali, le azioni, davano a chi li possedeva il diritto di ricevere una parte degli utili futuri della società a cui il governo olandese concedeva il monopolio delle rotte commerciali delle colonie asiatiche. Avere la possibilità di scambiare liberamente i titoli era fondamentale: essendo privi di scadenza, l'unico modo di riavere il capitale impiegato era la vendita ad altri investitori. Pensiamo al caso opposto: chi darebbe a una società i propri soldi in cambio di azioni se fosse molto complicato venderle? Probabilmente solo chi volesse effettuare un investimento a lunghissimo termine.

La funzione della borsa era (ed è) quella di ampliare la platea degli investitori, dando la possibilità anche a chi ha un orizzonte temporale di più breve periodo di "liquidare (facilmente) la propria posizione", cioè vendere in ogni momento, liberandosi così dal vincolo dell'investimento.

La standardizzazione dei diritti di proprietà in un'impresa offre importanti vantaggi:

  • termini e condizioni uniformi consentono di utilizzare contratti standard per tutti gli scambi: si riducono i costi per la formulazione contrattuale di obblighi e diritti delle parti;
  • negoziazioni più veloci: il fatto che acquirenti e i venditori conoscano già i termini non li obbliga a valutare diritti e obblighi di ogni specifico contratto;
  • una maggiore liquidità comporta un minor rischio per gli investitori e minori costi per gli emittenti (è minore il premio per il rischio che devono offrire al momento della sottoscrizione dei contratti);
  • aumenta la concorrenza sul mercato, perché consente un confronto più semplice tra gli stessi tipi di contratti offerti da imprese diverse;
  • aumenta la trasparenza, poiché è il mercato nel suo complesso a valutare le stesse caratteristiche, riducendo le "asimmetrie informative", cioè le differenze di conoscenza tra l'investitore, la parte debole, e l'emittente;
  • facilita l'innovazione nel settore finanziario, poiché gli operatori di mercato possono sviluppare nuovi prodotti e servizi standard, ad esempio i derivati negoziati in borsa.

Come nel caso dei container, la standardizzazione sui mercati finanziari ha avuto un enorme successo. Sebbene l'importanza di Amsterdam come grande centro finanziario sia stata rimpiazzata da altre città, come Londra, Chicago e New York, il numero e il valore degli strumenti scambiati nelle borse non hanno fatto altro che crescere.

L'idea ha resistito al passaggio dei secoli e, anzi, ha permesso la nascita di nuovi importanti strumenti finanziari più complessi, come i future e le opzioni negoziati in borsa.

Standardizzare agevola gli scambi e aumenta l'efficienza del mercato. Questo non significa però che diventi tutto semplice e banale: così come gestire il flusso mondiale del commercio tramite i container richiede sforzi enormi in termini di logistica, allo stesso modo la creazione e lo scambio di contratti finanziari standardizzati richiede sforzi enormi in termini di infrastrutture tecnologiche e capitale umano. Tuttavia, lavorare sulla base di tanti piccoli mattoncini omogenei ha consentito uno sviluppo e una crescita degli scambi senza precedenti, sia del mondo del commercio che del sistema finanziario globale.

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