Il green in Italia: dai mutui verdi alla sostenibilità delle imprese
I mutui verdi o mutui green sono prodotti finanziari legati alla sostenibilità. In un momento in cui i tassi di interesse calano e si segnala un aumento della domanda di immobili, comprenderne i meccanismi di base può essere utile. Non esiste una definizione normativa condivisa: si fa comunemente riferimento ai mutui offerti a condizioni agevolate per l'acquisto di abitazioni con classe energetica elevata, principalmente A o B, o per il miglioramento della classe energetica degli immobili esistenti. Secondo uno studio della Banca d'Italia, sono molte le banche che già offrono questa tipologia di mutuo e quelle che si apprestano a proporla. Tra settembre 2022 e giugno 2023, i tassi di interesse sui mutui verdi erogati dalle banche sono stati in media lievemente più bassi, di circa lo 0,07%, rispetto a quelli sugli altri mutui, a parità di caratteristiche del richiedente. Quanto più le banche offriranno questi prodotti e crescerà l'offerta, tanto più la clientela potrebbe beneficiare di riduzioni dei costi legati al finanziamento. Oltre a una rata un po' più leggera, l'acquisto di un immobile green favorisce risparmi sulle bollette e offre maggiori possibilità di beneficiare di una rivalutazione del valore della casa.
I mutui green sono una delle applicazioni concrete di quella che viene chiamata finanza sostenibile, la finanza che tiene in considerazione fattori di tipo ambientale (Environmental), sociale (Social) e di governo societario (Governance), i cosiddetti fattori ESG.
Dal 2015, anno degli Accordi di Parigi delle Nazioni Unite, l'Unione europea ha lavorato a una serie di provvedimenti per raggiungere l'obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e a raggiungere la neutralità energetica entro il 2050.
Il settore edilizio svolge un ruolo chiave nella transizione energetica verso la sostenibilità: già nel 2020 la comunicazione della Commissione europea "Un'ondata di ristrutturazioni per l'Europa" presentava misure normative e finanziarie atte a raddoppiare, quanto meno, il tasso annuo di ristrutturazioni energetiche degli edifici entro il 2030. L'efficientamento energetico nell'edilizia è al centro anche della più recente Direttiva UE 2024/1275 (Direttiva Green), che riporta, tra l'altro, dati preoccupanti (il 75% degli edifici dell'Unione è tuttora inefficiente sul piano energetico).
La transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio è anche strettamente legata all'aumento della produzione da Fonti energetiche rinnovabili (FER), come il solare e l'eolico. Una recente analisi della Banca d'Italia mostra un'accelerazione delle installazioni di impianti FER a partire dal 2022, soprattutto legata al solare, che ha interessato anche gli impianti di autoproduzione per finalità residenziali o industriali e commerciali. Tale crescita, tuttavia, risulta ancora insufficiente a raggiungere gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC) di coprire entro il 2030 il 39,4% dei consumi finali lordi di energia e il 63,4% dei consumi finali lordi di elettricità. La stessa ricerca conclude evidenziando la necessità di semplificare la normativa e accelerare le procedure autorizzative per favorire lo sviluppo delle FER.
In quest'ottica si pone l'intervento europeo con il Pacchetto Omnibus. La proposta prevede, tra l'altro, la riduzione degli oneri derivanti dall'informativa sulla sostenibilità a carico delle imprese, innalzando le soglie dimensionali sopra le quali le imprese sono tenute a produrre informazioni in merito all'allineamento delle loro attività ai fattori ESG. Sono informazioni costose da raccogliere e rendicontare, ma necessarie per attrarre capitali da parte di investitori interessati a finanziarie la transizione verde. Si stima che le nuove disposizioni permetterebbero alle imprese di risparmiare oltre quattro miliardi di euro l'anno. Lo scorso aprile è comunque entrata in vigore la Direttiva UE 2025/794, da recepire entro il 31 dicembre prossimo, che ufficializza il rinvio degli attuali obblighi di rendicontazione ESG a carico delle imprese.
Non sono mancate però voci contrarie a queste proposte anche per il timore che, escludendo una consistente platea di imprese dagli obblighi di rendicontazione, si riduca l'impatto delle misure iniziali.
Sostenibilità - Sfide e opportunità per le PMI