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La BCE taglia ancora i tassi: buone notizie per i mutui?

La banca centrale europea ha annunciato un nuovo taglio del costo del denaro di 25 punti base (0,25%) a partire dal 18 settembre. In particolare, il tasso sui depositi - che in questo momento rappresenta lo strumento principale per l'orientamento della politica monetaria - verrà ridotto da 3,75% a 3,5%.

Il taglio dei tassi di interesse di politica monetaria è stato possibile grazie alla riduzione dell'inflazione, che, per i paesi dell'area dell'euro è scesa da un massimo del 10,6% dell'ottobre 2022 al 2,2% dello scorso agosto. Secondo le proiezioni della BCE l'inflazione media si attesterà al 2,5% nel 2024 per poi scendere al 2,2% nel 2025 e 1,9% nel 2026, in linea con l'obiettivo del 2% nel medio termine. Il calo dell'inflazione ha quindi consentito alla BCE di allentare la presa e ridare fiato all'economia, riducendo il costo dell'indebitamento di famiglie e imprese.

La riduzione dei tassi farà diminuire il costo dei nostri mutui dopo il 18 settembre?

In realtà la riduzione dei tassi non farà diminuire il costo dei nostri mutui perché ha prodotto i suoi effetti già prima di essere annunciata! Gli operatori di mercato, infatti, si comportavano da settimane come se quel taglio fosse scontato!

Tutti coloro che in passato hanno sottoscritto o che vogliono sottoscrivere oggi un mutuo a tasso variabile stanno infatti già beneficiando da mesi della riduzione della rata. La riduzione dei tassi di politica monetaria era attesa dagli operatori di mercato e i tassi di mercato a breve termine, come l'Euribor a tre mesi, a cui sono tipicamente indicizzate la maggior parte delle rate dei mutui a tasso variabile, sono già diminuiti. L'annuncio del taglio dei tassi a partire dal 18 settembre non ha fatto altro che confermare le attese.

E per i mutui a tasso fisso?

Nel caso dei finanziamenti già sottoscritti la risposta è semplice: pagheremo sempre lo stesso tasso che abbiamo pattuito al momento della sottoscrizione (a meno di non ricorrere a una surroga o rinegoziazione).

Più difficile invece è valutare il caso dei finanziamenti a tasso fisso di nuova sottoscrizione.

Per stabilire il costo dei mutui a tasso fisso le banche usano come parametro i tassi a lungo termine (Eurirs). Anche questi riflettono con anticipo le aspettative sul comportamento della banca centrale, ma il legame tra tassi di politica monetaria e tassi a medio e lungo termine è molto più tenue rispetto a quanto avviene per i tassi a breve come l'Euribor. Per un tasso a 30 anni conta davvero poco ciò che ci si aspetta da qui a uno due anni; conta molto di più ciò che ci si attende succeda nell'arco dei 30 anni in termini di crescita dell'economia e capacità della banca centrale di controllare l'inflazione.

Fare previsioni, soprattutto se diverse da quelle del "mercato" è molto difficile, soprattutto per periodi superiori a pochi mesi. A maggior ragione è molto difficile prevedere correttamente ciò che succederà in un periodo di tempo così lungo.

Al di là delle previsioni, sono tre le cose che ci possono davvero aiutare nella scelta del mutuo:

  1. sapere che in media i mutui a tasso fisso sono più costosi dei mutui a tasso variabile: è il prezzo dell'assicurazione che si acquista per proteggersi dal rischio di un aumento dei tassi e, quindi, da un incremento delle rate;
  2. la possibilità di rinegoziare il mutuo con la nostra banca o passando a un'altra banca con una "surroga" se abbiamo sottoscritto un mutuo a tasso fisso che si rivela successivamente "molto costoso" perché i tassi a lungo termine diminuiscono notevolmente.
  3. un'attenta pianificazione delle proprie finanze, solo in questo modo saremo sempre in grado di restituire regolarmente il prestito fronteggiando tempestivamente variazioni della rata, senza incorrere in spiacevoli inconvenienti.

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