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Come abbiamo detto più volte, l'inflazione, di cui molto si parla in questo periodo, è l'aumento generalizzato del livello dei prezzi dei beni (cibo, energia elettrica, carburanti, ecc.) e dei servizi (un taglio di capelli, un biglietto del treno, ecc.).
L'inflazione è ancora alta, anche se in diminuzione. A leggere i dati sull'inflazione, tuttavia, si potrebbe fare confusione. A febbraio, ad esempio, c'è chi dice che l'inflazione, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, è stata del 9,1%, chi dice del 9,8%. C'è chi dice che il picco dei mesi di ottobre e novembre scorsi è stato dell'11,8%, chi dice del 12,6%. Cosa succede esattamente?
Il punto è che le misure dell'inflazione sono più d'una e hanno scopi leggermente diversi tra loro. L'Istituto italiano di statistica (ISTAT), in particolare, calcola e diffonde tre indici dei prezzi al consumo, l'indice per l'intera collettività (NIC, nazionale intera collettività), l'indice armonizzato a livello europeo (IPCA, indice prezzi al consumo armonizzato) e l'indice per le famiglie di operai e impiegati (FOI, famiglie operai e impiegati).
Le tre misure dei prezzi al consumo diffuse dall'Istat cercano di farci capire l'andamento dell'inflazione nel nostro Paese in generale e per alcune categorie di persone (le famiglie di operai e impiegati).
Il carrello della spesa è in realtà diverso per ciascuno di noi, perché le abitudini di consumo non sono per tutti uguali. In teoria, esiste un tasso di inflazione diverso per ogni persona (pesi diversi nel paniere). Abbiamo visto, ad esempio, che a febbraio i beni energetici sono aumentati molto di più della media, ma non tutti hanno consumato la stessa quantità di gas, benzina ed energia elettrica: se per Mario, camionista della Val d'Aosta, la spesa in benzina e riscaldamento pesa tantissimo, per Giuseppina, che raggiunge a piedi la scuola elementare dove insegna, nella calda Sicilia, questi aumenti hanno pesato di meno.
Quanto aumenta precisamente la spesa di ognuno di noi, dipende da quello che effettivamente consumiamo. Si potrebbe, dunque, affermare che le misure dell'inflazione non sono solo tre, ma tante quante sono le famiglie italiane!