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Ma l'inflazione...quant'è esattamente?

Come abbiamo detto più volte, l'inflazione, di cui molto si parla in questo periodo, è l'aumento generalizzato del livello dei prezzi dei beni (cibo, energia elettrica, carburanti, ecc.) e dei servizi (un taglio di capelli, un biglietto del treno, ecc.).

L'inflazione è ancora alta, anche se in diminuzione. A leggere i dati sull'inflazione, tuttavia, si potrebbe fare confusione. A febbraio, ad esempio, c'è chi dice che l'inflazione, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, è stata del 9,1%, chi dice del 9,8%. C'è chi dice che il picco dei mesi di ottobre e novembre scorsi è stato dell'11,8%, chi dice del 12,6%. Cosa succede esattamente?

Il punto è che le misure dell'inflazione sono più d'una e hanno scopi leggermente diversi tra loro. L'Istituto italiano di statistica (ISTAT), in particolare, calcola e diffonde tre indici dei prezzi al consumo, l'indice per l'intera collettività (NIC, nazionale intera collettività), l'indice armonizzato a livello europeo (IPCA, indice prezzi al consumo armonizzato) e l'indice per le famiglie di operai e impiegati (FOI, famiglie operai e impiegati).

Le tre misure dei prezzi al consumo diffuse dall'Istat cercano di farci capire l'andamento dell'inflazione nel nostro Paese in generale e per alcune categorie di persone (le famiglie di operai e impiegati).

Quando senti al telegiornale o leggi sul giornale un dato sull'inflazione, si riferisce molto probabilmente all'indice NIC, perché è quello sul quale viene messa l'enfasi nei comunicati stampa mensili dell'Istat. Con questo indice si misura l'inflazione a livello dell'intero sistema economico: l'Italia è considerata come se fosse un'unica grande famiglia di consumatori, ma ovviamente le abitudini di spesa delle singole famiglie italiane possono essere anche molto diverse. Il NIC è usato dalle autorità di governo per realizzare le politiche economiche.

L'indice armonizzato IPCA è stato sviluppato per confrontare e aggregare le misure dell'inflazione a livello europeo e si riferisce anch'esso all'Italia come se fosse un'unica grande famiglia. L'IPCA riferito all'area dell'euro è utilizzato dalla BCE per prendere le decisioni di politica monetaria. Nel caso dell'IPCA, i prezzi presi in considerazione sono quelli effettivamente pagati dal consumatore: ad esempio i prezzi al netto degli sconti e il ticket, invece del costo pieno, nel caso dei farmaci. Per gli altri indici si considera il prezzo pieno dei prodotti e servizi.

Nel caso del terzo indice dei prezzi al consumo, il FOI, quello per operai e impiegati, le diverse categorie di beni e servizi hanno un peso che rispecchia le abitudini di consumo delle famiglie che fanno riferimento ad un lavoratore dipendente. Questo indice è utilizzato per aggiornare il costo degli affitti o degli assegni dovuti al coniuge separato.

Il carrello della spesa è in realtà diverso per ciascuno di noi, perché le abitudini di consumo non sono per tutti uguali. In teoria, esiste un tasso di inflazione diverso per ogni persona (pesi diversi nel paniere). Abbiamo visto, ad esempio, che a febbraio i beni energetici sono aumentati molto di più della media, ma non tutti hanno consumato la stessa quantità di gas, benzina ed energia elettrica: se per Mario, camionista della Val d'Aosta, la spesa in benzina e riscaldamento pesa tantissimo, per Giuseppina, che raggiunge a piedi la scuola elementare dove insegna, nella calda Sicilia, questi aumenti hanno pesato di meno.

Quanto aumenta precisamente la spesa di ognuno di noi, dipende da quello che effettivamente consumiamo. Si potrebbe, dunque, affermare che le misure dell'inflazione non sono solo tre, ma tante quante sono le famiglie italiane!

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