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Mutui: non solo tasso fisso o variabile.

È una questione di educazione finanziaria!

Molti italiani stanno per partire per le vacanze estive; quelli che noleggeranno un'auto potranno scegliere tra una polizza standard e una polizza completa: la seconda è spessa chiamata kasko e copre qualsiasi evento contrario che possa colpire il mezzo nel periodo di noleggio; ovviamente è più costosa (anche per le assicurazioni kasko potrebbero esserci delle franchigie che sono gli importi che rimangono comunque a nostro carico per alcuni tipi di danno ma proviamo a semplificare tenendole un attimo da parte).

Ancora, i terribili eventi atmosferici che sempre più di frequente colpiscono il nostro Paese ci stimolano alla riflessione sulla opportunità di avere una copertura che ci tuteli: attualmente meno di un'auto su cinque è assicurata contro le catastrofi. Anche in questo caso a fronte di un maggior esborso avremmo un pensiero in meno.

Possiamo prendere in prestito (è proprio il caso di dirlo!) gli esempi delle auto per parlare di mutui, in particolare nella scelta tra tasso fisso e tasso variabile, un concetto non sempre facilissimo da fare nostro.

Al momento della stipula, un mutuo a tasso fisso risulta generalmente più costoso rispetto a un mutuo a tasso variabile. Un po' come le assicurazioni che abbiamo visto prima, la differenza è il prezzo che si paga per dormire sogni tranquilli, fissando una volta e per sempre l'importo della rata. Se una persona non ama il rischio e non vuole o non può permettersi di pagare rate potenzialmente più alte in caso di futuri aumenti dei tassi, dovrà orientarsi verso un mutuo a tasso fisso. Chi vuole risparmiare sul momento ed accetta consapevolmente il rischio di futuri rialzi dei tassi, opterà per un mutuo a tasso variabile.

I mutui a tasso variabile possono inoltre prevedere l'applicazione di un "cap": questa caratteristica identifica quei contratti ai quali non potrà essere applicato un tasso superiore ad un limite massimo fissato (il "cap" appunto). In finanza però niente è gratis e solitamente l'opzione cap sul tasso di interesse si accompagna a un costo iniziale più alto del mutuo rispetto ad un finanziamento a tasso variabile senza cap.

I mutui a tasso variabile possono anche prevedere inoltre una tipologia a rata costante: in questo caso le variazioni del tasso di interesse non si riflettono sull"importo della rata, che rimane fisso, ma incidono sul numero delle rate da pagare, allungando la durata del prestito

Nella scelta della tipologia di mutuo contano molto le condizioni dell"economia al momento della stipula, in particolare le aspettative sull"andamento futuro dei tassi di interesse. Ad esempio, quando i tassi di mercato sono molto bassi (e quindi è più probabile che in futuro crescano anziché diminuiscano ulteriormente) può risultare preferibile un mutuo con tasso di interesse fisso. Il contrario vale nel caso di tassi di interesse di mercato molto elevati

Coerentemente con queste premesse, a partire dal 2015 gli italiani hanno scelto di indebitarsi sempre più a tasso fisso con l'obiettivo di beneficiare del livello di tassi di interesse storicamente basso: se nel 2014 la quota di mutui a tasso fisso era pari a circa il 20 per cento dei contratti stipulati nell'anno, nel 2021 la quota era salita a circa l'80 per cento. In questi anni la preferenza per il mutuo a tasso fisso è stata anche alimentata dalla differenza piccola (o nulla) tra i tassi praticati sui mutui a tasso fisso e quelli sui mutui a tasso variabile.

Con la ripresa dell'aumento dei tassi di interesse nel 2022, i mutui a tasso fisso sono di nuovo diventati più onerosi rispetto a quelli a tasso variabile e la quota dei contratti a tasso fisso tra i nuovi mutui è scesa al 50 per cento. Secondo il Rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato lo scorso dicembre le consistenze di mutui a tasso variabile si collocavano al 37 per cento; oltre il 30 per cento delle nuove erogazioni nell'anno presentava un cap al tasso di interesse.

Ciò che è importante valutare al momento della stipula è la sostenibilità finanziaria del mutuo per ridurre il rischio di sovraindebitamento. La capacità di pagare regolarmente le rate dipende essenzialmente dal flusso di reddito che si prevede di percepire nel tempo. Generalmente si ritiene che una rata sia sostenibile se non supera il 30% delle entrate del mutuatario e dei conviventi. Il restante 70% del reddito dovrebbe consentire di far fronte con relativa tranquillità alle altre spese, anche a quelle impreviste.

Se ci si trova in difficoltà a pagare le rate del mutuo, è bene sapere che il loro importo può essere ridotto allungando la durata del debito; l'allungamento del debito può essere richiesto alla propria banca (in questo caso si parla di rinegoziazione) oppure si può ottenere rivolgendosi a un'altra banca e ricorrendo alla surroga. Ricordiamo però che a una maggiore durata corrispondono complessivamente più interessi da pagare.

Sia quando sottoscriviamo un mutuo sia nel corso della sua durata spetta quindi prima di tutto a noi trovare l'equilibrio giusto tra il tasso di interesse, la durata e l'importo delle rate, valutando la situazione attuale e prospettica delle nostre finanze.

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