• sei qui: Home
  • Notizie
  • Quanto siamo disposti a rischiare? Gli investimenti degli italiani secondo l'ultimo rapporto Consob

Quanto siamo disposti a rischiare? Gli investimenti degli italiani secondo l'ultimo rapporto Consob

Il mese di agosto si è aperto con più di una turbolenza sui mercati finanziari. In particolare, il 5 agosto 2024 uno dei principali indici del mercato azionario giapponese, il Topix, ha perso più del 12 per cento, uno tra i crolli giornalieri più pronunciati della storia dei mercati azionari. È andata meglio per le borse dei paesi Occidentali: le perdite sono state rilevanti, ma comunque molto più contenute.

Il Topix, acronimo di Tokyo Stock Price Index, è uno degli indici azionari più importanti del mercato finanziario giapponese, insieme al Nikkei. È un indice molto vario (contiene più di duemila azioni) e rappresenta la maggior parte dei titoli quotati sulla borsa giapponese (Tokyo Stock Exchange). A differenza del Nikkei, dove le azioni col prezzo più alto hanno il peso maggiore, il Topix è un classico indice cosiddetto "a capitalizzazione", in cui pesano di più le società con il valore di mercato più alto, anche se hanno un prezzo per azione contenuto.

La giornata del 5 agosto sui mercati azionari globali è un esempio perfetto dei rischi che si devono accettare investendo in azioni per cercare di ottenere un maggior guadagno nel tempo. In soldoni, se venerdì 2 agosto avessimo detenuto 10.000 euro in un fondo o un ETF che replicano l'indice Topix, alla fine della giornata ci saremmo trovati con 8.800 euro. Avremmo perso 1.200 euro nel giro di poche ore! Ma, se avessimo acquistato lo stesso numero di quote del fondo o dell'ETF nel lontano marzo del 2020, ci sarebbero costate solo 4.400 euro e, nonostante tutto, ci saremmo trovati alla fine della pessima giornata con 8.800 euro, il doppio di quanto inizialmente investito!

Questo semplice esempio ci ricorda che se vogliamo investire in azioni dobbiamo essere pronti a sopportare oscillazioni anche importanti del valore del nostro investimento e che gli investimenti più rischiosi sono più adatti ad orizzonti temporali di lungo periodo, anche se il rischio è sempre presente.

Ma qual è l'atteggiamento degli italiani verso il rischio?

Ce lo racconta il Rapporto Consob, una indagine che la Commissione pubblica annualmente e che fornisce molte informazioni sulle conoscenze finanziarie, sulle abitudini e sulle scelte di investimento delle famiglie italiane.

I prodotti finanziari più diffusi nel campione di investitori italiani intervistato sono strumenti a basso rischio - il cui valore non è soggetto alle oscillazioni di mercato - come i certificati di deposito e i buoni fruttiferi postali detenuti dal 48% degli intervistati. Le azioni sono comunque presenti nel portafoglio del 32% degli intervistati. Sembrano poi essere notevolmente cresciuti gli investitori in cerca di rischi molto elevati: il 18% degli intervistati ha dichiarato di detenere cripto-attività rispetto all'8% nel 2022.

Dal rapporto emerge che se si guarda all'atteggiamento generale verso il rischio, gli italiani sembrano essere in grado di accettare rischi: il 37% dichiara di essere propenso ad assumersi dei rischi nel prendere decisioni, contro un 10% più prudente. Gli italiani dimostrano in generale anche una certa preferenza per il presente in quanto il 70% del campione ha obiettivi di investimento di breve-medio periodo: il 32% dichiara di avere un orizzonte temporale inferiore a tre anni e il 38% un orizzonte di tre-cinque anni.

Nel Rapporto si indagano altri comportamenti oltre quelli riguardanti il rischio. Un terzo degli investitori consulta poco o nulla documenti ufficiali sull'emittente/offerente, come ad esempio i bilanci, e quasi un quarto degli investitori fa la stessa cosa con i documenti informativi sul prodotto, compreso il KID.

Il KID (Key Information Document) è un documento di due, tre facciate che descrive le caratteristiche di uno specifico strumento in termini di rischio e obiettivi di investimento. Quando possibile, riporta anche i rendimenti passati, quasi sempre confrontati con quelli obiettivo, per avere una stima di quelli che potrebbero essere i rendimenti futuri.

Quando non ce la sentiamo di fare da soli possiamo chiedere una consulenza finanziaria sia agli intermediari finanziari che ai consulenti indipendenti iscritti all'OCF, l'Organismo di vigilanza e tenuta dell'albo unico dei Consulenti Finanziari. A questi servizi di consulenza professionali, ricorre, almeno per alcune delle decisioni finanziarie, il 40% del campione. Nonostante sia sconsigliabile affidarsi alle cosiddette "consulenze informali", secondo il Rapporto vi ricorre circa un terzo degli investitori, che prende almeno alcune delle decisioni finanziarie sulla base di suggerimenti di parenti, amici e/o colleghi non esperti di finanza.

È compito dei consulenti finanziari professionali aiutare gli investitori, ma ricordare alcune semplici regole ci può aiutare a investire i nostri risparmi in modo più avveduto:

  1. nessuno ci regala nulla: se vogliamo ottenere un maggior guadagno dobbiamo accettare un maggior rischio;
  2. investire in diverse classi di attività (azioni, obbligazioni, materie prime, immobili, ecc.) e in strumenti di diversi emittenti, ci consente di ridurre i rischi (è il principio base della diversificazione);
  3. gli investimenti più rischiosi sono generalmente più adatti a orizzonti temporali di più lungo periodo;
  4. informarsi è fondamentale: prima di investire è sempre bene prenderci il nostro tempo e valutare attentamente le caratteristiche e i rischi dei vari strumenti per capire se sono effettivamente adeguati alle nostre esigenze. Possiamo farlo più facilmente consultando i documenti che gli intermediari sono obbligati a consegnarci come il KID.

Hai trovato utile questo contenuto?