• sei qui: Home
  • Notizie
  • Inflazione, tassi d'interesse, azioni e obbligazioni

Inflazione, tassi d'interesse, azioni e obbligazioni

La stima preliminare dell'Eurostat indica che a novembre l'inflazione nell'area dell'euro è diminuita al 10,0% dal 10,6% del mese precedente. Il calo è superiore alle attese e questa è una buona notizia. Negli Stati Uniti, qualche settimana fa, una simile dinamica dell'inflazione era stata festeggiata dai mercati, con una diminuzione dei tassi di mercato e un aumento del valore delle obbligazioni e delle azioni. Da noi la reazione dei mercati finanziari non è stata particolarmente pronunciata. I tassi di interesse di mercato (ad esempio il rendimento dei BTP a 10 anni) si sono mossi poco e gli indici del mercato azionario dell'area dell'euro sono cresciuti solo leggermente.

Ma cosa c'entra l'inflazione, cioè l'aumento dei prezzi al consumo, con i tassi di interesse, con i mercati finanziari e il valore dei nostri investimenti?

Cominciamo parlando della relazione tra inflazione e tassi di interesse. Come sappiamo, mantenere l'inflazione bassa è il compito principale delle banche centrali. E per raggiungere questo obiettivo le banche centrali, come la BCE, utilizzano come strumento principale i tassi di interesse. In particolare, quando l'inflazione è alta aumentano i tassi di riferimento di politica monetaria e quando è troppo bassa fanno il contrario. Un aumento dei tassi di interesse, ad esempio quelli che le banche applicano ai loro clienti, tende a frenare gli investimenti e i consumi e ciò si riflette, a distanza di qualche mese, in una riduzione della domanda e quindi dei prezzi. In questo modo la banca centrale riporta gradualmente l'inflazione sui livelli desiderati.

Passiamo ora al rapporto tra i tassi di interesse e il valore delle obbligazioni e delle azioni negoziate sui mercati finanziari. Qui le cose si fanno più complicate. Se i tassi aumentano lungo tutte le scadenze - da quelli a brevissimo termine controllati dalle banche centrali a quelli a lungo termine, ad esempio 10 o 30 anni - il valore delle obbligazioni a tasso fisso diminuisce. La relazione inversa tra tasso di interesse e prezzo delle obbligazioni a tasso fisso è meccanica.

Facciamo un esempio per intuire il motivo di questa relazione. Pensiamo a un BTP con scadenza 10 anni il cui rendimento (o tasso) è del 4%. Se il tasso di mercato a 10 anni a un certo punto aumenta al 4,5%, il rendimento di quel BTP non sarà più attraente. Nessuno sarà disposto a comprarlo per ottenere un rendimento del 4% quando può investire i propri risparmi con lo stesso rischio al 4,5%! Di conseguenza, affinché il rendimento del vecchio BTP si allinei a quello di mercato, il suo prezzo deve diminuire. In termini più rigorosi, il prezzo del BTP diminuisce perché il valore ad oggi dei flussi monetari lontani nel tempo, cioè quello delle cedole che matureranno e del capitale che sarà rimborsato, si riduce all'aumentare dei tassi di interesse.

In prima battuta per le azioni vale un ragionamento simile: se il rendimento che posso ottenere sul mercato aumenta, anche quello che devo ottenere dalle azioni, a parità di dividendi attesi, deve aumentare e quindi il prezzo delle azioni deve scendere (il valore attuale dei dividendi futuri diminuisce). Ma il valore dei titoli azionari è legato ai tassi di interesse anche per altre ragioni, come spieghiamo nel riquadro seguente.

Tassi di interesse e valore delle azioni

Nel caso delle azioni la relazione tra tassi e valore è piuttosto complessa. Spesso, tassi di interesse in aumento si accompagnano a tassi di crescita economica in aumento e, quindi, a una crescita attesa dei dividendi pagati dalle imprese e del valore delle azioni. In altri casi, come in quello attuale, un aumento dei tassi può avere l'effetto opposto: potrebbe causare una diminuzione della crescita economica o addirittura una recessione, una riduzione dei profitti, dei dividendi delle imprese e, di conseguenza, del valore delle azioni!

Le complicazioni non sono finite: non è detto che se le banche centrali aumentano i tassi a brevissimo termine accada lo stesso ai tassi a lungo termine. Se le banche centrali aumentano i tassi meno del previsto, ad esempio, i tassi a lungo termine potrebbero diminuire e i prezzi delle obbligazioni a lungo termine e delle azioni potrebbero aumentare.

La finanza e l'economia sono mondi complicati. Per questo consigliamo spesso su queste pagine di rivolgerti a persone esperte per farti aiutare nella gestione dei tuoi risparmi, soprattutto a consulenti finanziari indipendenti!

Quindi, ritornando alle buone notizie sull'inflazione di novembre nell'area dell'euro e negli Stati Uniti, il fatto che l'inflazione stia diminuendo più del previsto a livello globale potrebbe spingere le banche centrali ad aumentare i tassi di riferimento di politica monetaria meno di quanto sembravano "promettere". I tassi di mercato a medio e lungo termine hanno iniziato quindi a diminuire e i prezzi delle obbligazioni ad aumentare. Il rischio percepito dagli investitori che tassi troppo alti incidano negativamente sulla crescita economica è diminuito, contribuendo all'aumento del prezzo delle azioni.

Per concludere, ne approfittiamo per ricordarti la regola d'oro per investire i tuoi risparmi: diversificare, non mettere tutte le uova nello stesso paniere, investire cioè in più strumenti con caratteristiche differenti, depositi, titoli di Stato e altre obbligazioni a breve termine, a medio e a lungo termine, a tasso fisso, a tasso variabile o indicizzate all'inflazione, azioni di più settori e paesi, eccetera. Puoi farlo direttamente, comprando i singoli strumenti finanziari o, più agevolmente, attraverso ETF o fondi comuni che investono per conto tuo su più strumenti.

Hai trovato utile questo contenuto?