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"Bitcoin o qualcosa del genere non sono davvero valute, sono beni. Un euro è un euro: oggi, domani, tra un mese, è sempre un euro". Queste le parole del ex presidente della BCE, Mario Draghi, che ci aiutano a capire che le cripto-attività non sono da considerare moneta, ma solo un bene speculativo altamente rischioso.
Le cosiddette valute virtuali (o valute digitali o cripto-attività o criptovalute) sono rappresentazioni digitali di valore, utilizzate come mezzo di scambio o detenute a scopo di investimento, che possono essere trasferite, negoziate o archiviate elettronicamente.
Quindi sono un oggetto completamente digitale (nascono, vivono e sono custodite elettronicamente), che non ha un controvalore nell'economia reale, a meno che queste valute non siano accettate come mezzo di scambio. Si stima che siano circa 50 milioni le persone che detengono questo bene, e il loro impatto nel sistema economico è dunque ancora limitato.
Le cripto-attività, lo abbiamo detto, non sono valute, ma un bene speculativo; detto in altre parole, un investimento potenzialmente molto rischioso. Potremmo dire che è utile a chi ama il rischio. La loro natura è completamente digitale, anche se talvolta - per evitare un'eccessiva fluttuazione nel loro valore - vengono ancorate a elementi dell'economia reale, come attività reali quali il dollaro americano, l'oro o il petrolio (si parla in questo caso di stablecoin).
Le banche centrali non controllano la circolazione delle cripto-attività, questo significa che, secondo le regole attuali, esse non possono essere considerate una valuta vera e propria. Il quadro normativo della materia è, tra l'altro, ancora incerto e tutti i rischi di cadere in una truffa restano a carico di chi acquista le valute virtuali. Non sono quindi adatte a chi cerca una modalità di risparmio in qualche modo sicuro.
Le piattaforme di scambio operano in un regime del tutto scollegato dalle norme (e tutele) degli Stati. In questo senso non ci sono costi particolari da aggiungere agli investimenti, o alle transazioni in valuta virtuale, a parte quelli che potrebbero applicare le piattaforme online. Per questo motivo sono utilizzate in modo crescente come sistema per mandare denaro all'estero. Restano ovviamente gli obblighi, nei momenti in cui si dichiarano redditi e investimenti (come per esempio nella compilazione dell'ISEE), di dichiarare quanto investito.
A giugno 2023 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale Europea il Regolamento europeo sulle cripto-attività (la Market in Crypto-Assets Regulation, MiCAR) che entrerà in vigore per step successivi e sarà interamente applicabile a fine 2024. Il Regolamento prevede una regolamentazione minima valida per tutte le cripto-attività e ulteriori tutele specifiche per alcune categorie.
La regolamentazione minima è basata sulla trasparenza delle informazioni: chi emette cripto-attività deve pubblicare un documento ("White Paper sulle cripto-attività") contenente le informazioni che aiutano il pubblico a capire chi è il soggetto responsabile, i diritti e gli obblighi dell'utente, la tecnologia sottostante il trasferimento delle cripto-attività e i relativi rischi. Questa regolamentazione vale per le cripto-attività simili ai Bitcoin, cioè slegate da qualsiasi attività sottostante.
Oltre alla pubblicazione di un white paper ancora più dettagliato, per categorie specifiche di cripto-attività sono previste ulteriori tutele; in particolare:
La MiCAR non è in grado di regolamentare interamente il mercato: non copre, infatti, alcune tipologie di cripto-attività (come ad esempio i non fungible tokens o NFT, come le opere della digitali). Inoltre, non si applica a quelle emesse da soggetti non europei.
È facile farsi abbagliare dalla scommessa di alti rendimenti ma è sempre bene ricordare la regola base di ogni investimento per cui a un alto rendimento corrisponde un alto rischio. Talvolta poi si può essere influenzati da un primo momento di euforia e di ottimismo nel caso l'investimento stia andando particolarmente bene, e potremmo prendere ulteriori - e quindi eccessivi - rischi.
Allo stesso tempo la finanza comportamentale ci avverte che la paura di commettere errori potrebbe portarci a seguire le scelte della massa (un effetto conosciuto in finanza come "comportamento da gregge") anche quando non sarebbero opportune. Tipico il caso della fuga in massa da un investimento che inizia a perdere, nel timore che succeda il peggio. In particolare, poi, le parole "moneta virtuale" o "criptovalute" hanno generato molti fraintendimenti da parte delle persone che ne sentivano parlare, e hanno contribuito a creare false convinzioni sulla natura di questi beni speculativi. Come tutti gli investimenti molto rischiosi è bene invece conoscerne i limiti e le possibilità, per poter scegliere in modo accorto quanto e come investire. Vale la regola aurea, per chi volesse investire in valute virtuali, per cui è sempre meglio diversificare, e non scommettere su un unico bene.
Le cripto-attività funzionano grazie a una particolare tecnologia chiamata blockchain (o distributed ledger, letteralmente "catena di blocchi"); lo possiamo considerare una sorta di libro mastro, o registro pubblico, nel quale vengono archiviati in modo sicuro, verificabile e permanente le transazioni tra due utenti.
I dati dello scambio sono salvati all'interno di blocchi crittografici (quindi sicuri e anonimi), che consentono di risalire e verificare tutte le transazioni fatte con la valuta virtuale. Questi blocchi cifrati, una specie di DNA della valuta virtuale, sono generati tramite un algoritmo condiviso da tutta la comunità che usa quella stessa valuta.